I finti tagli del Parlamento. In realtà la cuccagna continua

di Maurizio Grosso

Una presa in giro. Supportata da tutta una serie di dati che, in una fase di crisi che continua a perdurare, dimostrano un fatto che brucia. Nonostante i ripetuti annunci e gli sbandieramenti, le spese di Camera e Senato non diminuiscono in modo concreto. Quando c’è un risparmio, si tratta di poco più di un taglietto. Quando poi si va a vedere l’andamento della spesa corrente, spesso viene fuori che il trend è addirittura in aumento. Alla faccia delle difficoltà in cui versano milioni di italiani e delle sempre decantate esigenze di spending review. A palazzo Madama, che ha da poco pubblicato il bilancio di previsione del 2013, la situazione non è certo incoraggiante. Alla fine l’elefante, dopo tanti proclami e sbandieramenti, ha partorito un topolino. Rispetto a una previsione di spesa per il 2012 di 541,9 milioni di euro, si è arrivati a prevedere uscite nel 2013 per 541,5 milioni. Un calo, dunque, soltanto dell0 0,07%. Un taglietto piccolo piccolo. E nulla più. Se però si va a prendere la sola componente delle spese correnti, ecco arrivare la sorpresa. Se infatti nel 2012 la previsione di spesa del Senato era di 533,7 milioni, adesso si arrivano a mettere in conto per il 2013 uscite per 537,1 milioni. Con un aumento dello 0,64%. Certo, va detto che alla fine nel 2012 la spesa effettiva è stata di 520 milioni di euro. E per capire quali saranno le uscite effettive per quest’anno non si può far altro che aspettare il consuntivo 2013. Per il momento, però, il paragone tra le cifre messe in preventivo è piuttosto sconfortante.

A tutto vitalizio
Per i senatori cessati dal mandato nel 2013 spenderemo molto di più rispetto all’anno scorso: si passerà infatti da 77 a 82 milioni, con un aumento del 6,22%. Dal bilancio, dunque, non emergono solo tagli. E quelli che ci sono si vedono a stento. Soprattutto se riguardano le indennità e i rimborsi degli onorevoli. I trasferimenti ai gruppi parlamentari, ad esempio, scendono soltanto dello 0,93% passando da 21,5 milioni a 21,3. Stesso dicasi per i rimborsi per l’attività parlamentare, dove il taglio è addirittura dello 0,07%: circa 30 mila euro in meno rispetto al 2012. Nulla di più. E, allora, di quale taglio stiamo parlando? La domanda non è affatto campata in aria dato che, sommando tutte le voci della spesa obbligatoria (gruppi, senatori, personale), non c’è affatto una diminuzione della spesa: se nel 2012 è stata prevista una spesa di 483.851.700 lordi, nel 2013 si spenderanno 489.973.400 euro con un aumento del 1,27%.

Forniture pazze
Alla Camera, invece, ciò che sembra andare avanti a un ritmo a dir poco garibaldino è l’andamento di commesse e consulenze. Nei primi sei mesi del 2013, in attesa che l’annunciata razionalizzazione dei costi produca effetti, Montecitorio aveva in essere circa 700 tra forniture e collaborazioni, pagate nello stesso lasso di tempo 110 milioni di euro. Volendo fare una media, parliamo di 157 mila euro a contratto. Per carità, si tratta di rapporti in gran parte ereditati. Resta il fatto che pur negli sforzi di contenimento fatti negli ultimi anni, e nonostante i risultati raggiunti, sembra che la Camera, oggi guidata da Laura Boldrini, continui a sostenere spese particolarmente consistenti. Nel primo semestre di quest’anno, per esempio, se ne sono andati 14,3 milioni in servizi informatici, 3,3 milioni in servizi di pulizia, 6,5 milioni in manutenzioni, 4,2 milioni in ristorazione, 5,1 milioni per la stampa degli atti parlamentari, 2,4 milioni per le agenzie di informazione e così via. Il fornitore più ricco della Camera è l’immobiliarista Sergio Scarpellini, proprietario di tutta una serie di immobili affittati a Montecitorio. In 6 mesi la sua società (Milano 90) ha preso dalla Camera 23,2 milioni per la locazione degli uffici, 14,2 milioni per servizi accessori alle locazioni, 242 mila euro per servizi di pulizia, 1 milione e 63 mila euro per servizi di ristorazione e 2 mila euro per l’organizzazione di conferenze. In tutto fanno la bellezza di 38 milioni e 707 mila euro, in effetti la magna pars della spesa complessiva sostenuta da Montecitorio.