I Forconi divisi annunciano un’altra rivoluzione

di Fabio Bianchi

Avevano annunciato proteste a oltranza. Assicurato che avrebbero bloccato l’Italia fino a che il Governo non fosse andato a casa. Paventato la rivoluzione. Ma tutto era finito con un flop a Roma. Il giorno della spallata i Forconi si erano ritrovati in quattro gatti. Archiviato così il 2013, il movimento contro tutto e tutti, che dalle proteste di agricoltori e camionisti si è allargato all’intero fronte del no, ci riprova.

Sono tornati
I Forconi hanno annunciato ieri una nuova protesta a livello nazionale. Danilo Calvani, il leader del Coordinamento 9 dicembre, agricoltore di Latina trasformatosi in capopopolo, ha tenuto una conferenza stampa a Palermo insieme all’ala dura del movimento, quella distante dal leader della prima ora che aveva dato vita alla protesta, Mariano Ferro. “Abbiamo dato un ultimatum a questa classe politica per il 9 gennaio e se non se ne andranno – ha sostenuto il pontino Calvani – presenteremo una denuncia contro questa classe politica delegittimata e cominceremo una protesta a oltranza in tutto il Paese”.

Sempre più in ordine sparso
Mentre Calvani promette una nuova rivoluzione, non accennando al fallimento della prima, il movimento sembra ancor più diviso di quanto era a dicembre. Falchi e colombe anche tra i Forconi. Leader storici e nuovi capi. Un gran caos. Mentre Calvani parlava a Palermo, da Biella è infatti intervenuto Lucio Chiavegato, un altro leader. “Non siamo un partito, ma un’associazione che vuole tutelare i diritti dei cittadini. E’ una battaglia che si vince sui territori, non a Roma”, ha affermato Chiavegato, memore forse del fallimento capitolino. “Serve una nuova costituente e questi politici devono andarsene”, ha aggiunto, ricordando la riunione dei comitati nazionali sabato a Soave, in provincia di Verona. Il Paese è immerso in una crisi profonda, ma la soluzione non sembra proprio possa arrivare dai Forconi. Sarà pure un movimento in larga parte spontaneo, ma le idee non sono affatto chiare e le divisioni profonde. Se poi a tutto ciò si aggiunge che nelle proteste si sono subito infiltrati mafiosi ed estremisti di sinistra e soprattutto di destra, la misura appare piuttosto colma.