I pm di Milano indagano sulla demolizione di una palazzina liberty in via Crema

Aperta un'inchiesta sulla demolizione in via Crema a Milano di una palazzina liberty.

I pm di Milano indagano sulla demolizione di una palazzina liberty in via Crema

Il suo abbattimento aveva sollevato le proteste di molti cittadini. La distruzione completata il 23 aprile scorso della Palazzina Liberty di via Crema, non lontana da Porta Romana a Milano, entra in un’indagine della procura per abuso edilizio. L’immobile era stato costruito nel 1926, progettato dall’architetto Lorenzo Salvini e secondo alcuni era “la residenza milanese del maresciallo Badoglio”. Nonostante fosse un palazzo storico, non era protetto da nessun vincolo da parte della Soprintendenza.

Aperta un’inchiesta sulla demolizione in via Crema a Milano di una palazzina liberty

Al posto dell’ex villetta, saranno costruite case e uffici di lusso. è la quarta indagine in pochi mesi della procura milanese che riguarda interventi urbanistici sul patrimonio edilizio. I casi più recenti sono quelli di piazza Aspromonte, via Stresa e via Crescenzago. Il pm Mauro Clerici (l’indagine è coordinata dal procuratore aggiunto Tiziana Sicilano), insieme al Nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza, aveva già nei mesi scorsi proceduto alle acquisizioni negli uffici del Comune della documentazione relativa al cantiere. Anche un gruppo di residenti aveva depositato in procura una memoria in cui segnalavano diverse anomalie sul progetto urbanistico, che coinvolge, oltre alla palazzina, altre costruzioni adiacenti. Il cantiere, però, dopo le demolizioni, non è mai partito.

Anche nel caso della demolizione della palazzina liberty di via Crema, come negli altri sotto la lente della magistratura, i costruttori hanno proceduto con una “Segnalazione certificata di inizio attività” (Scia), in pratica un’autocertificazione, che è stata fatta precedere da una “Comunicazione di inizio lavori asseverata” (Cila), un documento previsto solo per lavori di lieve entità che abbiano un limitato impatto. Nel caso dell’immobile di via Crema. la “Cila” era stata richiesta per la riqualificazione interna dell’immobile. Gli investigatori dovranno accertare se il susseguirsi di autorizzazioni per interventi molto differenti tra loro configuri fattispecie di reato.

Anche in questo caso, come negli altri finiti nel mirino della procura, non sarebbe stato previsto un piano attuativo, lo strumento di pianificazione urbanistica adottato dal Comune che stabilisce quali servizi devono essere creati o implementati in un quartiere quando un immobile di grosse proporzioni aumenta la presenza di persone e traffico nell’area coinvolta.

Sulla torre del complesso immobiliare, abbattuta insieme alla palazzina, erano presenti graffiti storici

Come riportato da Repubblica Milano nell’edizione di ieri, “un altro elemento controverso riguarda i graffiti storici presenti sulla torre del complesso immobiliare, abbattuta insieme alla palazzina. A differenza dell’edificio, le decorazioni sui muri erano vincolate dalla Sovrintendenza, che ne aveva disposto la tutela. In realtà, con l’abbattimento, nessuno sa che fine abbiano fatto quelle opere d’arte sulle pareti della torre”. Non appena avevano saputo, lo scorso gennaio, del futuro abbattimento, i milanesi si erano mobilitati, ma avevano ottenuto solo di poter rimandare l’abbattimento di qualche mese.

Leggi anche: Inchiesta sui grattacieli a Milano. Scontro in Procura  sulla normativa edilizia. La Giunta Sala difende le regole. Che lasciano mani libere ai costruttori