I potenti schiacciano la Mogherini

Di Giampaolo Caladanu per Repubblica

«Per coordinare la futura politica estera dell’Unione europea e sviluppare una strategia per l’Europa come attore globale» serve «una personalità forte ed esperta, come l’ha definita Jean-Claude Juncker». Il momento è delicato: «A fronte dell’abbattimento di aerei sopra l’Ucraina, di escalation nella sicurezza in Medio oriente e delle crescenti tensioni in Asia, questo non è il momento dei novizi ».

Sono molto netti i termini dell’appello inviato ai capi di Stato e di governo da 42 personaggi di peso della politica europea: fra gli altri, il finanziere americano George Soros, l’ex commissaria Ue Meglena Kuneva, gli ex ministri degli Esteri polacco Andrzej Olechowski, quello ceco Karel Schwarzenberg, quello spagnolo Ana Palacio, l’ex ministro delle Finanze tedesco Hans Eichel e l’ex presidente della Lettonia Vaira Vike-Freiberga.

La lettera, pubblicata sul sito del quotidiano berlinese Tagesspiegel, si conclude con una richiesta: «Per favore, decidete per il candidato più forte e non fatevi tentare da interessi di breve termine, proporzioni o quote. Il ruolo dell’Europa nel mondo è nelle vostre mani».

È difficile sfuggire all’impressione che il documento sia un attacco molto preciso contro la candidatura di Federica Mogherini per la poltrona di responsabile degli Affari esteri dell’Unione europea. Il successore di Catherine Ashton dovrà essere trovato a fine agosto, dato che nel primo vertice di metà luglio i capi di Stato e di governo non avevano raggiunto un accordo.

E il nome del ministro italiano non raccoglie troppi consensi: scriveva nei giorni scorsi la Frankfurter Allgemeine Zeitung : «Ha poca esperienza in politica estera, come a suo tempo la Ashton, il cui mandato è considerato un insuccesso a Bruxelles». Ma lo stesso quotidiano sottolineava che la candidata voluta da Matteo Renzi sarebbe «il complemento ideale» per Jean-Claude Juncker, uomo e cristianodemocratico, mentre lei è donna e progressista. In più sarebbe rispettato l’equilibrio fra paesi grandi e nazioni piccole, fra sud e nord.