Di Gaetano Pedullà
Facciamo pure finta di niente, ma in troppe parti di questo mondo moderno, globale e civilizzato c’è la guerra. Sì, la più antica e tribale ammissione di superiorità dell’odio sulla ragione uccide uomini e coscienze. Facendo stragi di innocenti, come i 300 ignari passeggeri del volo malese in transito sulla rotta sbagliata. O i quattro bambini palestinesi che giocavano in una bella giornata di luglio sulla spiaggia puntata da un missile israeliano. Morti che chiamano morti. Netanyahu ieri sera ha scatenato l’invasione di terra contro la striscia di Gaza.
La reazione sarà disperata e compatterà ancora una volta quel mondo arabo contiguo con il più feroce terrorismo islamico. E poi c’è la Siria, l’Irak, l’Afghanistan e un bel pezzo d’Africa ancora con numerosi conflitti regionali, spesso a sfondo etnico. I Paesi locomotore del pianeta non sono stati all’altezza di bloccare queste tragedie. Oppure per qualche motivo non vogliono farlo. Ma è possibile che l’Onu, la Nato, i muscoli di superpotenze militari come Stati Uniti, Russia e Cina non servano a niente?
E i muscoletti dell’Europa, che pur priva di una politica estera e di un esercito comune, non ci ha pensato troppo quando c’è stato da bombardare Gheddafi (e assicurare gli interessi petroliferi dei francesi)? Non può essere solo il Papa a opporsi a questa barbarie. È ora che iniziamo a opporci tutti, pretendendo che i governi agiscano o facciano chiarezza. Se nei gasdotti ucraini deve passare il sangue, quei gasdotti non li vogliamo. Se il Medio Oriente resta una polveriera, Israeliani e palestinesi finiscano sullo stesso piano: il piano di chi uccide. Basta alle guerre. Chi ha sparato per primo non ci interessa.