Il bavaglio stampa diventa legge. Abolita la cronaca giudiziaria

Via libera al Senato alla legge bavaglio. La norma a prima firma del calendiano Enrico Costa vieta di pubblicare le ordinanze.

Il bavaglio stampa diventa legge. Abolita la cronaca giudiziaria

Se qualcuno si aspettava un passo indietro della maggioranza sul bavaglio all’informazione, allora è rimasto deluso. Come da programma ieri il Senato ha inferto quelli che le opposizioni non esitano a definire come “dei colpi mortali” alla libertà di stampa con l’approvazione del disegno di legge di Carlo Nordio che riforma la Giustizia e anche il suo rapporto con il giornalismo e dopo, come se ciò non bastasse, ha pure dato il via alla discussione sulla legge di delegazione europea in cui è già confluito l’emendamento, a prima firma di Enrico Costa (nella foto) di Azione, che impone il divieto di pubblicazione, integrale o sommaria, delle ordinanze di custodia cautelare durante le fase delle indagini preliminari, ovvero fino al termine dell’udienza preliminare.

Via libera al Senato alla legge bavaglio. La norma a prima firma del calendiano Enrico Costa vieta di pubblicare le ordinanze

Un uno-due devastante di Palazzo Madama iniziato con la bocciatura degli emendamenti delle opposizioni alla riforma Nordio, proseguito con la votazione della norma che è stata approvata con 104 voti favorevoli, 56 contrari e nessun astenuto, e a cui ha fatto seguito la discussione sulla legge di delegazione europea e la definitiva approvazione della norma voluta dal deputato Costa. Entrambi i provvedimenti, com’è facilmente intuibile, sono stati difesi dalla maggioranza – a cui si sono accodate pure Azione e Italia Viva – mentre sono stati ferocemente criticati dal Movimento 5 Stelle, dal Partito democratico e da Alleanza Verdi e Sinistra.

Così la riforma – la quale abolisce l’abuso d’ufficio, rivede il sistema delle intercettazioni e la loro pubblicabilità – che è stata la prima ad essere votata, durante le dichiarazioni dei partiti e anche prima di esse, ha scatenato una guerra in Parlamento tra sostenitori e contrari. Ad accendere la miccia già in mattinata era stato il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, che a SkyTg24 preannunciando il voto favorevole del suo gruppo, aveva raccontato: “Sulla riforma della giustizia la soddisfazione per me arriverà quando chi sbaglia pagherà anche in questo campo e i cittadini innocenti non passeranno più un giorno in carcere: in Italia decine di migliaia di persone sono finite in prigione senza avere colpe. Sull’abuso d’ufficio Nordio porta a casa un primo punto, perché la sua proposta di abolirlo arrivava anche dai primi cittadini del Pd, lo stesso partito che l’altro giorno ha sconfessato i suoi sindaci applaudendo Scarpinato in aula”. Ma se per alcuni questa riforma è un successo, per i pentastellati è una catastrofe.

Scarpinato (M5S) accusa: un provvedimento illogico

Proprio secondo il senatore M5S ed ex magistrato, Roberto Scarpinato, con questo disegno di legge si vogliono ““rendere più difficili le indagini sui colletti bianchi e rendere più difficili gli arresti”. E ancora: “Il dibattito sul disegno di legge Nordio ha fatto comprendere all’opinione pubblica che questa legge non risponde agli interessi dei comuni cittadini ma ad altri interessi che si celano dietro motivazioni di facciata e tecnicismi. È un disegno politico che ambisce a riscrivere l’ordinamento statale ed il sistema penale, sostituendo l’uguaglianza dei cittadini dinanzi alla legge e il controllo democratico sull’esercizio del potere pubblico con un impianto anti democratico, anti egualitario e classista”.

“Nella foga di coprire le malefatte dei potenti, il governo colpisce pure i diritti degli indagati”

Scarpinato che poi entra nel dettaglio delle critiche spiegando che “questa legge cancella l’abuso d’ufficio e noi abbiamo dimostrato come dopo la riforma del 2020 sia falsa la motivazione della paura della firma (…) Dicono no ad una legge per disciplinare le lobbies e sì ad una legge che favorisce la proliferazione delle lobbies illegali (…) Tutte le norme del ddl rendono più difficili le indagini sui reati dei colletti bianchi e il loro arresto”. Cosa ben più grave, insiste Scarpinato, “nella foga di coprire le malefatte dei potenti, con le norme sulle intercettazioni il governo colpisce pure i diritti degli indagati. In un bilanciamento tra l’interesse dell’indagato a conoscere tutti gli atti per la sua difesa e l’interesse di complici e personaggi eccellenti a non lasciare alcuna traccia di sé, il centrodestra non ha esitato a calpestare il garantismo e a privilegiare l’interesse a garantire l’impunità di altri complici”.

Parole a cui ha risposto Costa di Azione ironizzando e affermando che “il Senatore Scarpinato sostiene che il disegno di legge Nordio renderà più difficili gli arresti. Ha dimenticato una parola: ingiusti. Perché il gip collegiale e l’interrogatorio preventivo, proposte da Azione e accolte dal Governo, tendono proprio a evitare il proliferare di innocenti in carcere, oltre 30mila indennizzati, ma quasi 100 mila in tutto dal 1992 ad oggi”.

A Palazzo Madama via libera pure alla riforma Nordio che prevede altre strette per toghe e giornalisti

La tensione in Aula non è di certo diminuita dopo il voto della riforma visto che subito dopo, come da calendario, si è passati all’esame della legge di delegazione europea in cui sono contenute norme che, secondo diversi giuristi e la Federazione nazionale stampa italiana (Fnsi), metterebbero seriamente a rischio la libertà di stampa. Proprio per questo il sindacato dei giornalisti, nei giorni scorsi, aveva spiegato che l’emendamento presentato dal deputato Costa che vieta la pubblicazione degli atti fino alla chiusura delle indagini preliminari serve a “certa politica che è allergica alla libertà di stampa” perché “norme di questo tipo servono solo al potere, non certo ai cittadini”.

Tesi ampiamente sostenuta dalle opposizioni che hanno dato battaglia a suon di emendamenti soppressivi che, però, sono stati tutti bocciati dalla maggioranza. Così, senza colpi di scena, l’articolo 4 che vieta la pubblicazione degli atti giudiziari è diventato legge con 96 voti a favore e 56 contrari. “Una norma sbagliata”, aveva tuonato il senatore pentastellato Roberto Scarpinato durante il suo intervento prima del voto che poi non esitava a definirla “illogica” in quanto la maggioranza la giustifica sulla base della presunzione di innocenza ma per effetto di questa norma “non si potrà più pubblicare (gli atti, ndr) prima della chiusura delle indagini mentre lo si potrà fare quando c’è il decreto di rinvio a giudizio”. Un controsenso evidente perché, conclude l’ex magistrato sbugiardando la maggioranza, “con l’emissione del decreto di rinvio a giudizio non cessa di certo la presunzione di innocenza” come questa legge lascerebbe pensare.

Leggi anche: Primo Sì al ddl Nordio. Dalla cancellazione dell’abuso d’ufficio alla stretta sulle intercettazioni. Ecco cosa prevede la riforma della giustizia penale. Ridotto il traffico di influenze illecite, cambia anche l’avviso di garanzia