Il boia schernisce l’eroe

Dalla Redazione

Sono sconvolgenti i fatti riferiti da Totò Riina al compagno di cella Alberto Lorusso, finite nelle intercettazioni sulla trattativa Stato-mafia, riguardanti la morte di Paolo Borsellino. L’ex capo dei capi dei Corleonesi ha raccontato che il giudice era braccato da tempo dai killer di Cosa Nostra e si aspettava solo l’occasione giusta per farlo fuori. Occasione che si materializzò quando Borsellino chiamò la madre, il giorno prima di essere ammazzato, per andarla a trovare. “Le ha detto domani mamma vengo” ha raccontato Riina “Sapevamo dove andare perché le ha detto domani mamma vengo”.

Quanto alla dinamica dell’espolosione il boss mafioso ha detto che a provocarla fu lo stesso citofono del palazzo della madre di Borsellino, collegato a un telecomando. Per Riina si è trattato di un colpo di fortuna. “Questa del campanello però è un fenomeno…Questa una volta il Signore l’ha fatta e poi basta. Arriva, suona e scoppia tutto. Il fatto che è collegato la è un colpo geniale proprio. Perchè siccome là era difficile stare sul posto per attivarla… Ma lui l’attiva lo stesso”.

“Ma mannaggia – ha continuato Riina – Ma vai a capire che razza di fortuna. Alle cinque mi sono andato a mettere lì”. “Quello senza volerlo – ha spiegato il capomafia corleonese – le ha telefonato”. “Troppo bello: sapevo che ci doveva andare alle cinque. Piglia, corri e mettigli un altro sacco (di tritolo ndr)”.

Per Riina la morte di Borsellino ha rappresentato la fine di un lungo inseguimento ai danni del magistrato. “Una vita ci ho combattuto – ha confidato a Lorusso – una vita… La a Marsala (dove il giudice lavorava)”.