Palmira è stata distrutta come i Fori Imperiali durante il ventennio: insomma, quelli dell’Isis sono i discendenti di Benito Mussolini. E’ questa la tesi proposta da un’istituzione statale, il Museo Nazionale Romano, dove nel Palazzo Massimo che si affaccia su piazza dei Cinquecento ieri è stata inaugurata l’esposizione “Archaelogy & Me. Pensare l’archeologia nell’Europa contemporanea”, visibile fino al 23 aprile del prossimo anno. “La cultura è politica”, come ben sa il ministro per i Beni le attività culturali e il turismo Dario Franceschini (e il contrario, purtroppo, non accade da anni). Ormai anche la storia viene tirata e stirata secondo le esigenze del momento, e le mostre non vengono sottratte a questo utilizzo. L’ultima sala della kermesse presenta le immagini del sito archeologico di Palmira distrutto dalla furia terroristica dei seguaci del Califfato e, subito dopo, quelle di Benito Mussolini e Adolf Hitler ai Fori Imperiali. Con pannelli chiarissimi che spiegano: “Come l’appropriazione, anche la distruzione del patrimonio archeologico, risponde a logiche di potere, da tempi remotissimi; si distruggono i monumenti, gli oggetti del nemico, come prova di forza, di superiorità non solo morale, ma anche culturale. E’ quanto è successo a Palmira, come illustrano le immagini del Tempio di Bel prima e dopo la distruzione del 2015”. Quindi, altro pannello, con l’attacco al ventennio: “Per costruire la strada che doveva collegare Piazza Venezia al Colosseo, già allora feticcio della romanità, nel 1932, si demolì la collina della Velia, lasciando apparire il Colosseo. Nel 1931-2 furono distrutti interi quartieri medioevali e rinascimentali ed eseguiti sventramenti nell’area tra il Foro Romano e i Fori Imperiali. La strada fu inaugurata il 3 novembre 1932 da Benito Mussolini che la percorre a cavallo”. Per questo evento, promosso dalla Soprintendenza Speciale per il Colosseo e l’area archeologica centrale di Roma, Rita Paris (dirigente statale e già candidata, ed eletta, alle comunali capitoline nella Lista Marino) del Mnr ha lavorato con Maria Pia Guermandi dell’Ibc della Regione Emilia-Romagna (che casualmente è quella di origine del ministro Franceschini). Nel materiale disponibile alla stampa non si fa cenno dei contenuti dell’ultima sala, indicando solamente che viene proposta “una riflessione su aspetti della ricerca archeologica, sottolineando come alcuni di questi possano aiutare a comprendere e a vivere meglio fenomeni che la società europea si trova a fronteggiare nell’attuale contesto storico, come ad esempio le migrazioni o l’uso e abuso del passato, attraverso l’appropriazione/distruzione dei monumenti archeologici”. Tutto chiaro? Sì, ma solo guardando cosa è stato allestito in quella sala, abbinando platealmente l’Isis al fascismo e al nazismo. Speriamo che laggiù qualcuno non si arrabbi, venendo a conoscenza di simili accostamenti.
07/12/2024
23:58
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