Il cambiamento è appena iniziato. C’è ancora voglia di marciare uniti. I Cinque Stelle provano a ripartire

Sembra il gioco delle tre carte, eppur qualcosa si muove. Alla fine Vito Crimi non ha disertato. All’assemblea congiunta dei parlamentari del M5S il capo politico pro tempore dei pentastellati, nel mirino per la gestione delle Regionali e per molto altro ancora, c’era. E ha indicato tre scenari alternativi. Il primo prevede la votazione, su Rousseau, di un capo politico unico. Il secondo una leadership collegiale, da votare sempre online, e il terzo più complesso ma quello, forse, con maggiori possibilità di pacificare le anime dei grillini prevede la costituzione di un comitato di dieci esponenti che dia l’indirizzo politico del Movimento in vista degli Stati generali.

Ovvero un organismo che comprenda rappresentanti del Movimento delle regioni, dei comuni, della Camera, del Senato e della delegazione in Europa. Questa terza ipotesi dovrebbe concretizzarsi entro il 15 ottobre e prevedere due livelli: assemblee territoriali che propongano l’agenda dei temi e l’istituzione della commissione appunto di circa 10 persone che formuli i documenti su cui avviare la consultazione in Rete. Perché è online, e dunque su Rousseau, che alla fine gli iscritti voteranno il nuovo modello di leadership. Da tempo ormai è in corso all’interno del Movimento una lacerante discussione sul ruolo della piattaforma Rousseau tra chi la difende e chi invece la osteggia apertamente.

Nel mirino dei critici la gestione dei parlamentari rimasti indietro con le rendicontazioni e messi alla gogna. Ma soprattutto l’ipotesi di votare su Rousseau, senza un percorso congressuale, la nuova leadership, che sia collegiale o monocratica. E nel corso dell’assemblea tutte queste riserve sono state fatte presenti, e con veemenza, al reggente. Ad avvelenare il clima anche l’apertura del procedimento disciplinare per quanti hanno fatto campagna per il no al referendum. “Chiedevate un percorso dal basso ed è quello che sta avvenendo. Non state vedendo un post direttamente sul blog con una decisione. L’idea è che siano i portavoce che scelgono autonomamente singoli soggetti per la commissione”, ha detto Crimi.

La consultazione tra i deputati e senatori sulle tre ipotesi proposte da Crimi per il futuro del Movimento avverrà via mail nelle prossime ore, nessun voto c’è stato in assemblea. Ma se Crimi contro tutti i pronostici non si è sfilato, a disertare l’assemblea sono stati i big. Non era presente il presidente della Camera Roberto Fico. Non c’erano Luigi Di Maio, Alfonso Bonafede, Riccardo Fraccaro, Stefano Patuanelli, tutti impegnati a Palazzo Chigi per una riunione sul 5G convocata dal premier. Tra i ministri presenti Lucia Azzolina, Fabiana Dadone e Federico D’Incà. Il confronto con i pesi di massimi è rinviato a lunedì quando si terrà una riunione tra Crimi, il capodelegazione al governo per il Movimento, Alfonso Bonafede, e i ministri e i viceministri grillini.

Crimi incontrerà anche i rappresentanti regionali M5S. Se il reggente è stato fino all’ultimo indeciso sul partecipare o meno all’assemblea è perché temeva di finire sulla graticola. Com’è noto Di Maio ha criticato l’assenza di strategia per le Regionali e ha lanciato il modello Pomigliano, ovvero l’alleanza col Pd nei comuni. E l’ala governista del M5S preme perché da questo modello si parti per un asse strutturale con i Dem. “L’autocritica che mi faccio sulle Regionali? Aver sempre privilegiato i territori e le volontà specifiche delle singole realtà territoriali. E questo lo sanno tutti”, si è difeso in assemblea Crimi. Invitando a usare “la stessa veemenza con cui dibattiamo tra di noi per parlare di come dovremmo spendere i 209 miliardi del recovery fund, di quali proposte vogliamo portare avanti e di come lavorare sui territori”.