La Sveglia

Il campo stretto. Anche in Lombardia. Arriva la Moratti

Ieri Letizia Moratti per l’ennesima volta ha confermato la sua intenzione di candidarsi alle prossime elezioni regionali in Lombardia.

È una storia regionale ma si porta addosso i segni, gli errori, le pessime abitudini e l’incaglio nazionale. Per questo conviene parlare delle prossime elezioni di Regione Lombardia. Ieri è accaduto che Letizia Moratti per l’ennesima volta ha confermato la sua intenzione di candidarsi alle prossime elezioni regionali.

Ieri Letizia Moratti per l’ennesima volta ha confermato la sua intenzione di candidarsi alle prossime elezioni regionali in Lombardia

Qualche giornale molto distrattamente o molto poco furbescamente titola che Moratti “annuncia la sua candidatura”. È falso. Tutti i bene informati sanno che l’ex vice di Attilio Fontana è partita per la campagna elettorale già da un pezzo, con uno staff già funzionante da mesi e con un impegno economico già considerevole.

La novità politica è che ora Letizia Moratti ufficializza di avere al suo fianco Azione e Italia Viva a suo sostegno. Con Renzi l’accordo c’era già da tempo mentre Calenda si deve essere convinto nel privé della sua marcetta per la pace a modo suo. Non sono d’accordo con i negoziati per far smettere la guerra ma hanno chiuso il negoziato per le elezioni regionali.

Il Partito Democratico ha quindi, per l’ennesima volta, inseguito il sedicente Terzo Polo per ritrovarsi con un pugno di mosche. In realtà ci sarebbero stati anche 5 anni per presentarsi almeno una volta nella vita con un progetto politico che non li costringesse a cercare un nome dell’ultim’ora ma evidentemente non ci sono riusciti.

Ora che accade? Il segretario regionale Vinicio Peluffo nell’assemblea regionale di ieri mattina cha ribadito che «Moratti non è un’opzione». Lo ripete anche chi, come il senatore Alessandro Alfieri, ha provato fino all’ultimo a costruire un’alleanza con renziani e calendiani cercando di farli convergere sul nome di Cottarelli.

A proposito di Cottarelli: l’ex punta di diamante della campagna elettorale del PD, diventato senatore grazie al paracadute della lista plurinominale dopo essere stato sonoramente sconfitto nella sua Cremona niente di meno che da Daniela Santanché, continua ad avere idee piuttosto confuse se è vero che si è presentato a Milano all’evento di Calenda per «farsi vedere da queste parti» (ha detto proprio così). Qualcuno dica al senatore del PD che allearsi con la destra per batterla è una scena che gli elettori dem hanno già visto e non è andata benissimo.

Il Partito Democratico ha deciso di aprire alle primarie per scegliere il candidato

La notizia vera è che il Partito Democratico ha deciso di aprire alle primarie per scegliere il candidato, coinvolgente +Europa, Movimento 5 Stelle, Sinistra Italiana, Verdi e tutti coloro che vogliono starci. Non è molto ma è già qualcosa. Del resto voler sconfiggere il Palazzo con manovre da Palazzo (perdente) non era una grande idea.

E chissà che la lezione lombarda, dopo l’ultima esperienza elettorale e dopo le decine di lezioni a livello locale, non serva una volta per tutte per capire che il sedicente Terzo Polo legittimamente gioca la sua partita politica e che considerarlo un alleato strutturale sia una miopia ormai intollerabile.