Il caso Guidi esplode nel Governo. Ora le elezioni amministrative fanno paura

Ecco, francamente il caso nel caso ci mancava. Perché nel giorno in cui il governo guidato dal premier Matteo Renzi va a sbattere sugli scogli degli affari di famiglia del ministro Guidi, che rischia di far saltare il tavolo con le sue dimissioni (un atto doveroso più che dovuto),  Silvio Berlusconi non riesce proprio a fare del suo meglio. “Le intercettazioni sono un vulnus grave della nostra democrazia. Tant’è vero che nei Paesi civili, come l’Inghilterra, non valgono come prova nei processi, non possono essere usate come prova né dall’accusa, né dalla difesa, perché possono essere manomesse. Soprattutto, va sottolineato che le intercettazioni telefoniche violano il diritto alla privacy, un diritto tutelato dalla nostra Costituzione”.  Un’uscita, quella del Cavaliere, tanto inutile quanto fuorviante. Perché quando il fatto c’è, e nel caso del ministro Guidi non si può certo dire che si tratti di una coincidenza, le intercettazioni devono essere usate. Se poi la politica vuole ostinatamente auto tutelarsi che lo faccia. Però deve avere il coraggio di assumersi le proprie responsabilità. Come non ha saputo, o voluto, fare nel caso di Maurizio Lupi, costretto a dimettersi solo per un sospetto. Ecco, con il caso della Guidi, e dei suoi affari di famiglia, è del tutto evidente che Renzi non usa la logica della politica ma della convenienza. Che confligge vistosamente con gli interessi degli italiani, che non segue più nessuno. “Caro Matteo sono assolutamente certa della mia buona fede e della correttezza del mio operato”, scrive il ministro dello Sviluppo, Federica Guidi, nella lettera inviata al presidente del Consiglio Matteo Renzi con la quale si dimette dal governo, “credo tuttavia necessario, per una questione di opportunità politica, rassegnare le mie dimissioni da incarico di ministro. Sono stati due anni di splendido lavoro insieme. Continuerò come cittadina e come imprenditrice a lavorare per il bene del nostro meraviglioso Paese”. Una lettera, quella della ministra, che certifica il clima dominante all’interno dell’esecutivo dove non esiste confronto, ma solo convergenza d’interessi. Dunque le sue dimissioni aprono, con tutta la loro drammaticità, un enorme  questione  politica che coinvolge tutte le forze in campo. Tanto il governo quanto la maggioranza che lo sostiene hanno più di un conto aperto con la giustizia, a partire dal caso delle banche, e l’unica via per sgomberare il campo da questi dubbi sarebbe quella che  porta al voto anticipato. Nella cosiddetta pesca a strascico  delle intercettazioni appare anche Maria Elena Boschi. Un’altra ministra nel mirino, già sotto schiaffo  per il caso delle banche. L’ombra di Renzi, però, non ha nessuna intenzione di dimettersi.