Il caso Ruby del prefetto Ferrigno. Tra orge e festini il commissario antiracket perde la medaglia

di Clemente Pistilli

Tra ben informato sulle notti di Arcore, su feste e festini. Doveva difendere le vittime del racket, ma le costringeva a fare sesso con lui se volevano avere qualche aiuto per mandare avanti i loro negozi. E se a finire tra le lenzuola erano delle minorenni, per rompere le ultime resistenze faceva pippare loro cocaina. Davanti a un quadro del genere l’ex prefetto ed ex commissario antiusura Carlo Ferrigno è stato condannato in via definitiva oltre un anno fa. Il Quirinale, dopo l’inchiesta di Report sullo scandalo dei condannati a cui vengono lasciate le onoreficenze e dopo aver impiegato 32 anni per toglierla al capo della P2, Licio Gelli, con l’ex funzionario del Viminale sembra aver messo il turbo: tolte tutte le medaglie a Ferrigno, che per quell’attività diventata oggetto di un processo era stato ritenuto uno di quelli che avevano dato di più allo Stato.

Richieste proibite
La carriera di Carlo Ferrigno è stata un continuo successo. Prefetto a Napoli, a Torino, al vertice dell’Ucigos, con ampio potere sui servizi segreti, commissario nazionale antiusura e antiracket. Uomo dello Stato, soldato d’acciaio in lotta contro le mafie. Una carriera che è stata tutto questo e di più, fino a che una commerciante di Brescia non ha bussato alla porta dell’associazione “Sos Racket e Usura” e ha raccontato, con un po’ di imbarazzo ma tanta disperazione, al presidente di quell’organizzazione, Frediano Manzi, che stava vivendo un incubo, che era caduta dalla padella alla brace. La commerciante raccontò di aver ricevuto una richiesta categorica dal commissario Ferrigno: “Vuoi i fondi per le vittime del pizzo? Devi fare sesso con me”. Spuntarono richieste analoghe ad altre vittime del racket e anche a uomini, che per accedere agli aiuti venivano invitati a “portare un’amica”. In quel momento l’uomo che era un vanto per le istituzioni è diventato per le stesse un problema. Il pm milanese Stefano Civardi ha aperto un’inchiesta ed è emerso uno spaccato particolare, di orge e droga a Roma, di una diciassettenne che, per spingerla a fare sesso con il prefetto settantenne era stata drogata con cocaina portata da un imprenditore. E poi le intercettazioni nell’inchiesta Ruby. Ferrigno finisce anche lì. Parla di una sua amica, diventata poi teste principale nel processo contro Berlusconi, la danzatrice del ventre Maria Makdoum. Il prefetto sembra conoscere bene le “cene galanti” e al telefono dice tranquillo: ”L’avevo fatta andare lì da Lele Mora. Tutte le ragazze alla fine erano senza reggiseno e solo con mutande strette”.

La caduta degli dei
L’11 aprile 2011 il funzionario finisce in manette. L’accusa è pesante. Per gli inquirenti è responsabile di prostituzione minorile e millantato credito. In pratica avrebbe ottenuto prestazioni sessuali sostenendo che poteva aiutare questa o quella a lavorare nella pubblica amministrazione. I magistrati non fanno sconti a Ferrigno. Subito dopo l’arresto, tramite il suo legale, l’ex prefetto sostiene che chiarirà tutto, che è innocente. Poi chiederà di patteggiare e le sue richieste verranno respinte per due volte dal giudice, ritenendo la pena prevista troppo bassa. Alla fine, il 21 novembre 2011, ottiene un patteggiamento a tre anni e quattro mesi di reclusione e viene interdetto in perpetuo da qualsiasi attività relativa ai minori. Viene prelevato all’alba dalla sua casa di Torino, riportato in carcere a scontare la pena e ora il Quirinale gli ha tolto le onoreficenze. Era passato da cavaliere a Cavaliere di Gran Croce, aveva ottenuto il massimo, premiato dai presidenti Giovanni Leone, Sandro Pertini, Oscar Luigi Scalfaro e Carlo Azeglio Ciampi. Dal 1979 al 2000 un’onoreficenza dietro l’altra. Poi sono arrivati i festini ed è caduta qualsiasi cosa. Medaglie al petto comprese.