Il Cav vuole trattare con Conte. Per decidere sul post-Mattarella. Berlusconi fa leva sui numeri esigui dei giallorossi. E il possibile soccorso azzurro, ma fuori da Forza Italia

Per ora sia all’interno della maggioranza che all’interno di Forza Italia, si sforzano di liquidare l’argomento come una semplice boutade. Fantapolitica d’estate e nulla più. Eppure c’è chi giura che qualcuno – tanto all’interno del partito forzista quanto all’interno dei Cinque stelle – sta prendendo sul serio questa ipotesi: i numeri al Senato d’altronde ballano. Basta solo un’altra fuoriuscita dal Pd o dal Movimento e non ci sarebbe più maggioranza (quella assoluta è già saltata). Proprio per questo non sembra così campata in aria l’idea che a mali estremi, occorrano estremi rimedi: per mantenere in piedi il governo Conte e scongiurare elezioni anticipate in un periodo economicamente critico col rischio, peraltro, che a vincere le elezioni sia la destra targata Matteo Salvini e Giorgia Meloni, nella maggioranza si sarebbe disposti a trattare anche col “nemico” di sempre, Silvio Berlusconi.

Il Cavaliere, d’altronde, avrebbe fatto già sapere a chi di dovere che sarebbe disposto a sedersi al tavolo con Giuseppe Conte. E lo stesso premier – anche questo non è un mistero – sta ragionando con il suo staff e con il vertice pentastellato su come riuscire a scongiurare una crisi versione Papeete 2.0. Due situazioni che combacerebbero alla perfezione. Se non fosse che da una parte c’è Berlusconi, il pregiudicato che proprio in questi giorni il centrodestra sta cercando di riabilitare (pezzo a pagina 5) complice un audio dal dubbio valore; e dall’altra il fronte che non ha mai risparmiato aspre critiche al partito nato per volere anche di Marcello Dell’Utri, condannato in via definitiva per rapporti con la mafia.

FRONTE AZZURRO. Il Cavaliere, peraltro, è politico navigato. E, ovviamente, sarebbe disposto a trattare col governo giallorosa soltanto se avesse delle garanzie ben chiare. L’obiettivo di Berlusconi è di metter bocca sul prossimo presidente della Repubblica. “Ma non perché ha una sua personale ambizione per il Quirinale”, spiega una fonte vicina a chi sta lavorando su un tale possibile scenario. Anche perché, ovviamente, Berlusconi al posto di Sergio Mattarella (il cui mandato scadrà nel 2022, un anno prima della fine della legislatura) sarebbe – questo sì – fantapolitica: mai né i Cinque stelle né la sinistra avallerebbe tale ipotesi. Ma – questo è il ragionamento del leader di Forza Italia – un presidente più “accondiscendente” potrebbe un giorno nominarlo senatore a vita, cosa che per Berlusconi sarebbe il coronamento personale della carriera politica.

FRONTE GIALLOROSA. Resta a questo punto da vedere cosa potrebbe accadere sul fronte della maggioranza. Perché se il Pd potrebbe essere disposto a trattare – l’alibi è sempre quello di evitare un’avanzata dell’estrema destra – problemi insorgono per i Cinque stelle: come giustificare con la base un’alleanza con Forza Italia? Impossibile, come detto. La soluzione, su cui si starebbe ragionando, potrebbe essere quella di un nuovo gruppo di “responsabili”, fuoriusciti dal gruppo parlamentare di Forza Italia per entrare formalmente nel Gruppo Misto. In questo modo i voti necessari per mantenere in piedi l’esecutivo sarebbero raccolti da anonimi senatori che rientrerebbero nel Misto. Senza targhe ufficiali di partito.

FRONTE RENZIANO. C’è, infine, un altro aspetto da considerare. Una soluzione di questo tipo potrebbe trovare d’accordo anche Matteo Renzi, che sa bene che Italia Viva ad oggi non ha spessore elettorale. Se invece dovesse nascere un nuovo soggetto moderato tra fuoriusciti di Forza Italia e renziani, potrebbe strutturarsi un movimento politico più concreto e più corposo, anche in vista di eventuali prossime elezioni. Ovviamente in quel caso Renzi dovrebbe fare un passo indietro nella gestione del partito e questo potrebbe essere un problema. Ad oggi tuttavia talmente lontano da non essere neanche preso in considerazione.

La trattativa, dunque, prosegue. A passi veloci ma ragionati. Perché, ovviamente, in ballo non c’è solo la tenuta di questa maggioranza, ma anche un quadro politico sconvolto rispetto a quello attuale, con l’eventualità – non così assurda – che nasca un nuovo “tripolarismo”: da una parte Lega e FdI, dall’altra 5S e Pd e al centro un nuovo soggetto moderato. Idea impossibile fino a ieri. E per alcuni resta tale. Per altri, invece, uno scenario decisamente plausibile.