Il Comitato verità e giustizia per le vittime del Covid presenta altre denunce e chiede alla von der Leyen di vigilare sulle inchieste. “In Lombardia segni di indicibili crimini contro l’umanità”

“Lo scorso marzo, il mondo ha espresso vicinanza al dolore delle nostre comunità di Bergamo e Brescia che, da sole, contano undicimila vittime di coronavirus. Uno scenario unico e senza precedenti sull’intero pianeta. Vi scriviamo per chiedere la vostra supervisione sulle indagini in corso in Lombardia, che stanno seguendo centinaia di denunce legali presentate ai pubblici ministeri in tutta la regione”. E’ quanto scrive il Comitato Noi Denunceremo- verità e giustizia per le vittime di Covid-19 in una lettera inviata alla presidentessa della Commissione Ue, Ursula Von der Leyen e al presidente della Corte europea dei diritti dell’uomo, Ròbert Ragnar Spanò.

Il Comitato, che oggi ha depositato a Bergamo un altro centinaio di denunce che vanno ad aggiungersi a quelle delle settimane scorse, chiede alle istituzioni europee “di vigilare sulle indagini” in corso in Lombardia ipotizzando, tra l’altro, gli estremi per il reato di crimini contro l’umanità. “In Lombardia, sembrano esserci – scrive ancora lo stesso Comitato – segni di indicibili crimini contro l’umanità. Il 2 marzo e il 5 marzo l’Istituto Nazionale della Sanità ha consigliato al governo di chiudere Alzano Lombardo, Nembro in provincia di Bergamo e Orzinuovi (Brescia). Il prudente sindaco di Orzinuovi e Senatore della Repubblica italiana ha dovuto presentare una interrogazione parlamentare dopo essere venuto a scoprire, leggendo il giornale, che c’erano istruzioni specifiche relativamente alla chiusura preventiva della sua città dopo i primi casi riportati. Sembra tuttavia che queste istruzioni non le abbia mai ricevute”.

“Allo stesso tempo, Alzano Lombardo e Nembro – aggiungono dal Comitato – non furono mai chiuse nonostante l’esercito fosse pronto a ricevere la direttiva sull’applicazione della zona rossa. Se i pubblici ministeri dovessero stabilire che le mancate zone rosse appartengono alla sfera della politica piuttosto che al diritto penale, risulterà chiaro come la decisione di non contenere la diffusione del virus, in accordo con i pareri della comunità scientifica, sia stata intenzionale: una decisione deliberata di sacrificare vite umane, decine di migliaia di vite, per evitare le ripercussioni politiche derivanti dalla messa in sicurezza di tre città economicamente produttive del Nord Italia”.