Il Covid non ferma i furbetti del cartellino. Al bar anziché in ufficio, 23 dipendenti dell’Aterp di Reggio Calabria incastrati dai video

Lunghe pause caffè, due chiacchiere e magari anche qualche commissione personale. Tutto rigorosamente durante l’orario di lavoro in cui risultavano in missione e regolarmente retribuiti. Pensavate che i furbetti del cartellino fossero scomparsi? Invece no. Il virus del malcostume e delle cattive abitudini nella Pubblica amministrazione è duro a morire. Resistente persino all’emergenza Covid e al rischio contagio. Ne sanno qualcosa a Reggio Calabria.

Dove la Guardia di finanza ha scovato ben 23 presunti assenteisti dell’Azienda territoriale edilizia residenziale pubblica (Aterp). “In missione per conto di Dio”, dicevano i Blues Brothers nel celebre film. Qui, invece, “in missione per conto dell’Aterp”. O almeno così dichiaravano i presunti furbetti per “allontanarsi arbitrariamente diverse ore al giorno dal proprio ufficio”. Come impiegavano il loro tempo? Le attività erano le più disparate. Dalle abbondanti e lunghe colazioni nei bar preferiti della zona al disbrigo delle faccende familiari fino agli hobby personali.

SENZA TEMPO. Ecco quindi l’operazione Senza Tempo. Infatti su richiesta della Procura della Repubblica reggina, guidata da Giovanni Bombardieri, la Guardia di finanza ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini ai 23 dipendenti accusati di truffa aggravata ai danni dell’Aterp. I finanzieri della compagnia “Pronto impiego” del comando provinciale, guidati dal maggiore Giovanni Andriani, non hanno dubbi sul fatto che si tratti di assenteisti. Tesi sostenuta, stando alle indagini, da 45 giorni di riprese video per oltre 1.200 ore di registrazioni e da servizi di osservazione, pedinamento e controllo degli impiegati dell’Aterp indagati, appunto, perché attestavano falsamente la propria presenza sul luogo di lavoro.

L’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Gerardo Dominijanni e dal pm Andrea Sodani, su fatti che risalgono al 2016, ha consentito di smascherare la truffa. Per gli inquirenti, all’interno dell’Azienda territoriale edilizia residenziale pubblica di Reggio Calabria, c’era “un malcostume che per i suoi caratteri di pervasività e diffusione nel contesto amministrativo dell’ente, non poteva che realizzarsi e perdurare nel tempo, al solo fine di perseguire personali benefici, in un clima di cronico disinteresse per le funzioni pubbliche svolte”.

MISSIONI FARLOCCHE. Si tratterebbe di un vero e proprio “stratagemma” adottato da ciascun dipendente indagato che poteva rimodulare la propria giornata lavorativa assentandosi liberamente e a propria discrezione. Le telecamere della Guardia di finanza hanno fatto il resto, dimostrando come i tour nei diversi bar della città o gli hobby dei dipendenti dell’Aterp non erano proprio compresi in quella che gli indagati giustificavano come “missione esterna”. Attraverso tali stratagemmi, ciascun dipendente aveva decisamente molto tempo libero per potersi dedicare ai propri passatempi.

Il commissario straordinario dell’Aterp di Reggio Calabria, Paolo Petrolo, in una nota, esprime “profondo sconcerto” per la vicenda giudiziaria. “Confido nell’operato della magistratura e mi impegno fin da ora – conclude il manager – ad assumere ogni iniziativa a tutela dell’ente nel caso in cui i reati contestati dovessero trovare pieno riscontro”. Insomma, l’ennesimo episodio di una lunga serie che getta altra benzina sul fuoco dell’insofferenza dei cittadini nei confronti della Pubblica amministrazione.