Il crac della vecchia Manovra di Renzi. Adesso Ferrovie dello Stato rischia un maxibuco. Storia di un ménage à trois dagli esiti disastrosi

di Stefano Sansonetti

Quella cosa a tre proprio non funziona. E uno dei passaggi economicamente più rilevanti della scorsa legge di Stabilità, la prima “firmata” da Matteo Renzi, rischia di andare definitivamente a carte quarantotto. Protagonisti dello sfortunato ménage à trois sono Ferrovie dello Stato, Terna e l’Autorità per l’energia. In un burocratese perfetto, l’ultima manovra intendeva far acquistare a Terna circa 9 mila chilometri di rete elettrica oggi in pancia alle Ferrovie dello Stato. Con la scusa di razionalizzare il sistema di gestione dei tralicci, in effetti core business di Terna, l’Esecutivo avrebbe voluto indurre quest’ultima a rilevare il contestato asset. Molto più prosaicamente l’obiettivo è rimpinguare le casse di Fs, possibilmente con un miliardo di euro tondo tondo, in vista delle operazioni di privatizzazione-quotazione. Ebbene, senza starci a girare troppo intorno: il “deal” rischia di naufragare del tutto, a causa dell’approssimazione con cui è stato pensato. A oggi, infatti, non è ancora stato trovato uno straccio di accordo sulla definizione del prezzo di questi 9 mila chilometri di rete Fs.

LE PARTE IN CAUSA
Deputata a definire i criteri di individuazione del prezzo è l’Autorità per l’energia, che però avrebbe dovuto produrre un responso entro lo scorso 31 marzo. Nel frattempo sono passati sei mesi e tutto tace. Ma cosa succede esattamente? Ieri La Notizia ha cercato di capire lo stato dell’arte. Ebbene, l’Authority ha fatto sapere che “si sta finalizzando la stima”. In particolare si attende che “Terna fornisca gli ultimi dati sulla valutazione dei benefici prodotti dall’operazione sul sistema elettrico”. Previsioni di conclusione pratica? “Entro poche settimane”. Ferrovie, dal canto loro, vivono questo pantano con un bel po’ di fibrillazione, visto che secondo le primissime stime (forse un po’ esagerate) l’incasso si sarebbe dovuto attestare sul miliardo di euro. Dalla società, guidata da Michele Mario Elia, hanno commentato che “L’Autorità prima o poi dovrà fornire un responso”, in modo che poi “si chiuda la trattativa con Terna”. Ma se questa benedetta risposta non dovesse arrivare? Sul punto Fs ha risposto anche un po’ piccata: “Non è contemplato un piano alternativo”. Infine Terna, la società che gestisce la rete di trasmissione nazionale dell’energia. Sondata sullo stato dell’operazione, la società guidata da Matteo Del Fante ha precisato che “in merito alla potenziale acquisizione da parte di Terna delle reti di trasmissione elettrica ad alta ed altissima tensione, attualmente di proprietà delle Ferrovie dello Stato, la società sta lavorando proprio in queste settimane con i colleghi di Fs e continua a collaborare con l’Autorità di settore per chiudere l’operazione, auspicabilmente, entro la fine dell’anno”.

IL RISVOLTO
Chissà come Ferrovie prenderà l’inciso iniziale della risposta di Terna, quello in cui si parla di “potenziale acquisizione”. Ad ogni modo Terna ha concluso dicendo che “sta andando avanti la due diligence e prosegue il lavoro in stretta collaborazione con l’Autorità”. Insomma, volendo fare una sintesi l’Autorità scarica il barile addosso a Terna, Ferrovie scarica il barile addosso all’Autorità, e Terna parla sì di acquisizione, ma solo “potenziale”. Non c’è che dire, davvero un bel fritto misto. La realtà è solo una. Terna ritiene incredibilmente sopravvalutata la stima di un miliardo relativa al valore della rete Fs (secondo calcoli ufficiosi non intenderebbe sborsare più di 500 milioni). Ma allo stesso tempo si rende conto che a Ferrovie un assegno cospicuo dovrà essere staccato, perché così vuole il Governo. Di certo Del Fante e l’Autorità non avrebbero mai voluto trovarsi dove adesso si trovano. Da qui la domanda: ma a chi è che è venuto in mente di inserire questo mezzo disastro nella scorsa legge di Stabilità?

Twitter: @SSansonetti