La Sveglia

Il deposito dei simboli è un circo. Continua il bestiario elettorale

È una giornata scoppiettante quella del deposito dei simboli per la campagna elettorale. Ovvio che il bestiario elettorale sia ricchissimo.

Il deposito dei simboli è un circo. Continua il bestiario elettorale

È una giornata scoppiettante quella del deposito dei simboli per la campagna elettorale. Ovvio che il bestiario della campagna elettorale sia ricchissimo.

IL CIRCO DEI SIMBOLI
Il primo partito a depositare il simbolo ieri è stato il PLI, i suoi dirigenti erano in fila dalla mattina del giorno precedente. Come sempre abbiamo più liberali che elettori.
Tra i partiti c’è anche “Il Sacro Romano Impero Cattolico e Pacifista”. Del resto si sa, se c’era un popolo pacifista erano proprio gli antichi romani.

Mentre erano tutti in fila per depositare i simboli la presidente del partito “Luce del Sud” Giusy Papale decide di non sprecare tempo e improvvisa un comizio lì, su due piedi. Papale papale.

Fenomenale il partito “Sud chiama Nord”: De Luca e Giarrusso hanno litigato pochi giorni fa per cui vengono depositati due simboli quasi identici: uno contiene la scritta “Giarrusso” e l’altro no. Non hanno trovato un grafico libero per una mezz’ora. Sarà colpa del reddito di cittadinanza.

Poiché i moderati sono di moda in questa primavera-estate del 2022 ci sono due simboli molto simili: uno si chiama “Moderati” e l’altro “Noi Moderati”. Si prospettano ricorsi che, scommettiamo, saranno tutt’altro che moderati.

Ad un certo punto irrompe un curioso personaggio. Il dottor Cirillo per depositare il logo del “Partito della Follia Creativa” portando con sé le sue celebri strisce pedonali tascabili. Lo accompagna una donna vestita da sposa. Qualcuno ride. In realtà sembrano molto più coerenti e credibili di alcuni illustri leader di partito.

C’è anche Clemente Mastella che presenta il suo partito “Noi di centro”. Quel “noi” indica Mastella e sua moglie che sarà candidata, guarda che coincidenza, a Benevento. Mastella è l’unico che è riuscito a creare in una zona d’Italia una vera e propria autonomia. È un po’ familistica, è vero, ma non non è il sovranismo “la difesa dei propri cari”?

Tra i partiti spunta i “Poeti d’Azione” (che non c’entrano nulla con Carlo Calenda). Il presidente spiazza tutti: “Ci presentiamo dal 2006, siamo anche riusciti a candidarci ogni tanto. Mi sono candidato nel sesto municipio di Roma”.

A metà pomeriggio “i “Moderati” annunciano di non candidarsi. “Presentiamo il simbolo solo per precauzione”. Dai, dite la verità, si può essere già moderati di così? Arriva il generale Pappalardo (ve lo ricordate?) dei gilet arancioni (ormai sono scomparsi, rimangono solo i gilet) e annuncia di non avere bisogno di firme perché ha siglato l’accordo con “L’Unione Cattolica Italiana”. Ovviamente è tutto un bluff ma lui avrà un’altra occasione per inscenare l’arresto di Mattarella. Che circo.

IL COCCOLONE
Il leghista Zaia dice: “Il centrodestra deve cambiare pelle rispetto a trent’anni fa, mi aspetto che sia più inclusivo e attento ai cambiamenti, libero dai complessi di inferiorità sul versante culturale e dai tabù in materia di diritti, nuove famiglia e sessualità. Lo dico in un altro modo: l’omosessualità non è una patologia, l’omofobia invece sì”. Caro Zaia, forse non è il centrodestra a cambiare pelle ma è lei a dover cambiare partito.

IL SOLITO CALENDA
Calenda: “Mi candiderò a Roma, nel proporzionale. Ma è presto per parlare di candidature»” Degli altri.

CORRERE CORRERE
“Noi saremo la sorpresa di queste elezioni» dice il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, capo politico di Impegno Civico, in un’intervista al Corriere della Sera. Di Maio è convinto che “Impegno civico andrà oltre il 3 per cento e ci sarà spazio per tutti quelli che vorranno correre nelle liste”. Lui, intanto, si fa eleggere.

DOMINO’S TECUM
La catena di pizzerie Domino’s chiude e Il Foglio scrive che “non ce li siamo meritati”. È il solito teorema de Il Foglio: viva il mercato libero ma i clienti devono fare come dicono loro.

13 – Segue