Il dialogo è l’unica strada per risolvere la crisi libica. Di Maio: “Fondamentale che si parlino Usa e Russia. La missione Ue incontri Al Sarraj e Haftar in un’altra sede”

“La missione della Ue può incontrare Al Sarraj e Haftar anche in un’altra sede, e ora parla con la voce dell’Alto rappresentante per la politica estera Josep Borrell”. E’ quanto afferma, in un’ intervista a Il Fatto Quotidiano, il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, tornando a sottolineare che in Libia è in corso una guerra con “interferenze esterne”. Oggi, aggiunge Di Maio, l’obiettivo dell’Italia è “ricondurre tutti gli attori che hanno influenza su questo scenario, dalla Turchia alla Russia fino all’Egitto e agli Stati Uniti”. Poi il ministro avverte: “Il vero punto è che un conflitto si aggrava quando arrivano le interferenze esterne, e dobbiamo lavorare innanzitutto su questo. Ma noi parliamo anche con Haftar. Dopodiché perché si sblocchi la situazione è fondamentale che si parlino Stati Uniti e Russia”.

“la situazione sul piano della sicurezza è difficile”, aggiunge il ministro degli Esteri, ma la missione è in corso “e lavora a un incontro con le due parti”. Per Di Maio è stata una scelta scellerata “bombardare la Libia nel 2011” cosicché “ora ci ritroviamo con una nuova Siria” e parla di “responsabilità” dirette nella gestione del caso Libia da parte di Matteo Salvini che da ministro degli Interni “avocò totalmente a se’ il dossier libico, puntando solo sull’immigrazione per farne un tema da campagna elettorale”. Una scelta che Di Maio definisce “del tutto sbagliata”.

La sua unica preoccupazione, aggiunge il leader M5S parlando di Salvini, “era non far partire migranti. Ma qui, se la guerra continua i rischi saranno ben altri, con la proliferazione di cellule terroristiche a pochi chilometri dalle nostre coste”. Per il momento, assicura, “non ci sono minacce dirette per il nostro Paese” perché “la nostra intelligence e le nostre forze dell’ordine monitorano tutto”, tuttavia “queste cellule di terroristi stanno proliferando”.

“E’ colpa di Salvini, anche se sono al Governo dall’estate. Questo ritornello è un po’ noioso” gli fa eco il leader della Lega intervenendo a Radio24. “E’ colpa di Salvini – aggiunge – anche se Trump attacca e avvisa tutti tranne che l’Italia, cambiassero ritornello. Fino ad agosto l’Italia era il primo interlocutore, io stesso ho incontrato il premier e vari ministri più volte. E la situazione era sotto controllo, siamo a gennaio e in Libia ci sono i militari turchi, russi, egiziani, francesi e tutti, e nessuno chiama più gli italiani. Se non sono capaci di fare i ministri – aggiunge Salvini -, facciano altro nella vita. Se fossi ministro sarei in Libia, e non a Palazzo Chigi a parlare di legge elettorale con Zingaretti. Se dai ragione a tutti, come fanno Conte e di Maio, fai incaz… tutti, e perdi di credibilità, e allora chiamano altri”.

“In entrambi gli scenari – scrive sempre Di Maio sul suo profilo Facebook -, pur con tutte le relative differenze e specificità, il faro che ci guida è sempre e solo un’unica, semplice verità: la guerra genera altra guerra, la violenza chiama altra violenza, la morte altra morte. Come Movimento 5 Stelle, questa verità ce l’abbiamo ben chiara, è una sorta di legge fisica. In tanti conflitti, in tante scelte sbagliate, a partire dalla guerra in Libia nel 2011 e dagli errori già compiuti in Iraq, c’è scritto ciò che non dobbiamo ripetere”.

“Vite umane sacrificate, civili e militari, attacchi terroristici, flussi migratori di disperati che non hanno scelta – aggiunge -, e che l’Italia non può gestire. Ogni azione che porta a un peggioramento di queste situazioni non è la risposta giusta. I nostri Padri costituenti ce lo hanno ricordato nelle parole dell’articolo 11 della nostra Carta Costituzionale: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.

“La guerra e la violenza, appunto, non sono soluzioni, e non possono essere mai considerate tali. Sono l’unica risposta che è stata trovata in passato – scrive ancora il ministro degli Esteri -, una risposta vecchia, e su cui abbiamo già ricevuto fin troppe lezioni. Chi ancora crede che la strada sia la violenza, è fermo al passato o non ha ancora compreso le lezioni dalla storia. E, quel che è peggio, sta esponendo tutti gli italiani a un pericolo di ritorsioni. Ora non è più il tempo di rischiare morte, terrorismo, ondate migratorie insostenibili, ora è il momento di scommettere sul dialogo, sulla diplomazia e sulle soluzioni politiche. Il dialogo crea, il dialogo è per chi sa costruire e, come forza di governo, questa è la risposta che scegliamo per l’Italia”.