Il Dl Sicurezza è legge a colpi di fiducia. Sì del Senato tra sit-in, risse e distinguo. Esulta la premier: “Passo avanti per i cittadini”

Tra fiduce e forzature il Senato approva il decreto Sicurezza. Momenti di tensione in aula dove si è sfiorata anche la rissa

Il Dl Sicurezza è legge a colpi di fiducia. Sì del Senato tra sit-in, risse e distinguo. Esulta la premier: “Passo avanti per i cittadini”

A botte di fiducia, taglio degli emendamenti, forzature varie, alla fine il governo Meloni ce l’ha fatta anche in Senato: il Decreto Sicurezza è diventato legge ieri pomeriggio con 109 voti favorevoli, 69 contrari e 1 astenuto. Oltre 900 gli emendamenti “saltati”, perché l’esecutivo aveva fretta di convertire il decreto. Il 10 giugno era la data segnata sul calendario per non far decadere il provvedimento bandiera del centro-destra, la “medaglia sul petto”, per dirla con le parole del forzista Maurizio Gasparri. Un insieme di norme – molte in odore di incostituzionalità – che impongono una decisa svolta repressiva al Paese. Basti pensare che sono 14 le nuove fattispecie di reato introdotte, senza contare gli aggravamenti di pena per i reati già esistenti.

La gioia di Meloni corre online

“Con l’approvazione definitiva del Decreto Sicurezza al Senato, il Governo compie un passo decisivo per rafforzare la tutela dei cittadini, delle fasce più vulnerabili e dei nostri uomini e donne in divisa”, ha vergato sui social la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, “Interveniamo con determinazione contro le occupazioni abusive, accelerando gli sgomberi e proteggendo famiglie, anziani e proprietari onesti, troppo spesso lasciati soli di fronte a ingiustizie intollerabili. Combattiamo le truffe agli anziani, un fenomeno vile che colpisce chi più merita rispetto e protezione. Rafforziamo infine gli strumenti a disposizione delle Forze dell’Ordine, per difendere chi ogni giorno difende i cittadini’, conclude la premier sottolineando che ‘legalità e sicurezza sono pilastri della libertà. E noi continueremo a difenderli con determinazione”. Toni marziali che non nascondo la soddisfazione del governo per aver ottenuto una formidabile arma contro i moti sociali del Paese.

Sit-in, risse e bagarre in aula

Ma l’approvazione in aula è stata tutt’altro che tranquilla. Anzi. In mattinata i senatori Pd-M5s e Avs si erano seduti al centro dell’emiciclo, a simulare uno di quelle manifestazioni non violente che il decreto punisce con il carcere. “Simulare una forma di resistenza passiva è legata alla nostra durissima critica al decreto”, aveva spiegato il dem Francesco Boccia in un punto stampa improvvisato con Alessandra Maiorino del M5S e Peppe De Cristofaro di Avs.

“La condizione gravissima di svolta che noi chiamiamo autoritaria è sotto gli occhi di tutti – ha continuato Boccia -. Protestiamo per la sudditanza della maggioranza che abbassa la testa davanti agli ordini del governo e umilia il Parlamento”.

Lo scambio Dl Sicurezza per Separazione delle carriere

“Il fatto che il Dl Sicurezza scada l’11 giugno, il giorno in cui arriva in aula la separazione delle carriere, dimostra lo scambio in atto e i ricatti incrociati tra le forze di maggioranza”, aveva rincarato la dose Maiorino, “Abbiamo chiesto in capigruppo che si riveda per lo meno quella data, posticipandola a settembre, affinché questo Parlamento sia in grado di esaminare una riforma costituzionale dall’impatto fortissimo, sulla giustizia e a riflesso sugli altri poteri”. la decisione sullo slittamento arriverà domani.

“Se questa protesta che abbiamo fatto la fanno dei lavoratori per strada da adesso è sanzionato con anni di galera – chiosa per Avs De Cristofaro -. Questa è una trasformazione radicale dello stato di diritto ed è il tentativo di far somigliare questo paese a uno stato di polizia ma si illudono se pensano che ci fermeremo e riusciranno a silenziare l’opposizione”.

Baldoni accusa l’opposizione di stare con la mafia

Un’altra bagarre è scoppiata durante la dichiarazione di voto del presidente della prima Commissione, Alberto Balboni, di FdI, che ha accusato le opposizioni di stare dalla parte della mafia. “Per chi propone la dottrina Salis, e porta in Parlamento chi propugna le occupazioni abusive – ha detto Balboni – capisco che vogliate stare dalla parte della criminalità organizzata piuttosto che da quella della povera gente”.

Parole che hanno innescato una semi-rissa, visto che alcuni senatori gli si sono scagliati contro. Tra questi Carlo Calenda, che però aveva preso le distanze dalle proteste messe in atto da Pd, M5S e Avs nella prima parte della mattinata. “È esattamente quello che vuole la destra e vi dico che in questo modo continuerà a governare questo Paese”, aveva detto alle opposizioni, giusto per differenziarsi, come spesso accade.

Anche Matteo Renzi aveva preso le distanze un po’ da tutti: “Ho una visione diversa del dibattito parlamentare, ma la mia indignazione è un punto senza ritorno”. Un po’ come il Paese…