Il Fatto santifica Silvio con l’intervista al maggiordomo. Svelati i segreti del Cav. Dalla carovana di donne al pigiamino bianco e le barzellette

di Beatrice Borromeo e Ferruccio Sansa dal Fatto Quotidiano

Quando lo hanno operato al cuore, a Cleveland, accanto al presidente c’era una persona sola: io. Nella dacia di Putin io c’ero. E anche con Bush, con Sarkozy, e ad Astana col presidente Kazako”. Grandi e meno grandi, da Obama a Tarantini e Lavitola, Alfredo li ha visti tutti. Nelle occasioni ufficiali e dopo, nei dietro le quinte più intimi. Dalle cene in smoking agli spuntini notturni “con il suo pigiama bianco candido”. Poi le notti passate insieme “a fare la rassegna stampa, fino almeno alle tre”. Le telefonate con il capo dello Stato: “Lui e Napolitano si sentono spesso, c’è molto rispetto, sono amici. E poi Enrico Letta: stima moltissimo anche lui, e non solo perché è il nipote del signor Gianni”. Poi i trucchi che lui, da sempre protettivo, elaborava per liberare il capo dall’assalto di donne disinibite. Perché Alfredo Pezzotti, classe 1963, per venticinque anni è stato l’ombra di Silvio Berlusconi: “Dal 1988 al maggio scorso sono stato il suo maggiordomo”. Sempre lì. Lo senti parlare con l’accento leggermente popolare, di Marino, sui colli romani; lo guardi negli occhi vivaci, di persona semplice, ma sveglia, e pensi: quest’uomo conosce la vera storia del Cavaliere. Forse più di chiunque altro. Sempre accanto, sempre muto: “Mi chiamano la mummia, ma oggi, per la prima volta, ho deciso di parlare”. Prendetelo come volete: il racconto di un uomo che vuole bene “al Cavaliere come a un padre”. Forse, sussurreranno altri, la gratitudine di una persona cui Berlusconi ha dato molto: “Esperienze uniche, con i potenti del mondo” e quel ristorante che aprirà le porte nel centro del centro di Roma: “È vero, Berlusconi mi ha aiutato molto a realizzare anche questo sogno. ‘Diventerai un imprenditore’, mi ha detto”. A maggio, dicono i maligni, il fido Alfredo sarebbe stato allontanato dalla fidanzata del Cavaliere, Francesca Pascale. “Niente di più falso”, giura lui. E senza fermarsi, per due ore di fila, snocciola episodi segreti della sua vita accanto a Berlusconi. La versione di Alfredo.

Il ricordo che batte tutti?

Le feste nelle dacie di Putin, per il suo compleanno. Non potete neanche immaginare: atterravamo con l’aereo su laghi ghiacciati. Eravamo lontani da tutto, isolati nelle foreste. Putin ci aspettava ai cancelli e subito cominciava lo show: feste in maschera, combattimenti di arti marziali, partite di hockey su ghiaccio. Le guardie del corpo, russe e italiane, che si sfidavano. E Putin – che persone squisite, lui e le figlie! – non si tirava mai indietro.

Hockey ma non solo, dica la verità.

Avremmo potuto avere carovane di donne.

Appunto.

Invece niente. Lo posso giurare. Solo cose galantissime. Alle 11 e mezza si andava a letto.

Ricorda un po’ Carlo Rossella, che diceva “solo coca light, alle cene del presidente”.

Divento furioso quando leggo certe falsità sul capo. Soprattutto l’idea che potesse pagare per il sesso: assurda. Non ne ha avuto mai – e ripeto mai – bisogno. Anzi.

Anzi cosa?

Ero io a svuotargli le tasche della giacca, ogni sera. E trovavo manciate di numeri di telefono. Richieste di ogni tipo: li buttavo quasi tutti via.

Poi è arrivata Francesca.

Una ragazza molto carina, che gli vuole bene per davvero.

Ma non è stata proprio lei a cacciarla?

Balle. Ho anche letto di screzi con la senatrice Maria Rosaria Rossi, persona preparatissima e gentile. Me ne sono andato per seguire un sogno, e sono così in buoni rapporti col presidente che mi ha detto: “Verrò all’inaugurazione, e poi ogni sera finché il tuo ristorante non decollerà”.

Silvio e Francesca: la bella napoletana ha messo in gabbia il Cavaliere?

Macché. Quei due si vogliono bene veramente. Sono una coppia proprio normale. Colazione a letto, insieme. Fette biscottate e tè per lui, spremuta d’arancia fresca per lei.

Poi la giornata comincia.

Lei è tranquilla: sta al telefono, passeggia, esce coi ragazzi della scorta.

E soffre, la Pascale, degli attacchi sui giornali?

Sì, sicuramente. Lei gli vuole bene veramente, altrimenti non avrebbe resistito. Sarà anche affascinata da quel mondo, ma è una persona disinteressata.

Per fortuna che c’è Dudù.

Che carino quel cane. È un batuffolo. Il presidente lo tratta come un figlio, lo fa anche saltare sulle poltrone. Tanto è più pulito di un umano.

Poi si lavora.

Gli preparavo io i vestiti.

Sempre lo stesso doppiopetto, si direbbe.

Dovreste vedere il suo armadio: centinaia di completi di Caraceni. E le cravatte… a decine.

Dorme in gessato?

Avrà centocinquanta tute di cachemire blu solo qui a Roma. E altrettante ad Arcore e in Sardegna.

Tutto casa e chiesa?

Prega molto, anche se non va spesso in chiesa. Però ha una cappella ad Arcore. Ma qualche piacere se lo concede. Gli piace il vino, l’Amarone come rosso e gli altoatesini bianchi, un po’ aromatizzati. Adora il dolce Nonino. Ama la tagliata di manzo fatta bene, pasta pomodoro e basilico, risotti.

Dai processi, veramente, è emerso qualche vizio meno innocente dell’Amarone.

I magistrati mi hanno chiamato già tre volte. “Ha mai visto cose sporche?”. “Mai, lo giuro sui miei figli!

Almeno lei, risparmi la prole.

Che non arrivassi a domattina. Anche perché mica era solo: c’eravamo noi, la scorta, illustri ospiti…

La Minetti.

L’ho vista un paio di volte, sempre tranquilla. Come tutte.

Sicuro? Le gemelle De Vivo sono state intercettate mentre pianificavano di rubargli l’argenteria.

Ci siamo rimasti tutti male. Forse l’hanno detto perché invidiose di altre ragazze. Ero basito, sempre che sia vero.

Sono intercettazioni…

Eh già. Ma lui che c’entra? Di soldi non ne giravano, soprattutto non esiste che uno come lui paghi per il sesso. Non lo conoscete.

Non negherà pure i regalini?

Certo che no, li impacchettavo io stesso. Piccoli souvenir, cosine che sistemavo sul tavolo da pranzo.

Il regalo più bello che le ha fatto?

L’ho detto, mi ha aiutato col “Palato di Alfredo”, il mio ristorante. E poi mi ha regalato la piscina.

Scusi?

Così, di slancio. Sono andato a svegliarlo e mi ha detto: la piscina la offro io, per le tue figlie. Il giorno dopo Marinella (Brambilla, la storica segretaria, ndr) mi ha consegnato ventimila euro.

Ma con tutti questi doni, i nostri lettori dovrebbero credere alla versione di Alfredo?

E perché no? Io dico solo la verità. Sono le malelingue a essere bugiarde.

Santo Silvio. Ma la Minetti che si traveste da suora, i balletti sexy, le danze lesbo e la statuetta di Priapo?

Follie. Hanno trasformato goliardia in mostruosità. La statuetta l’ha portata Lorenzo, un mio collega, di ritorno dall’Africa. Era un gioco.

Ma un difetto, anche piccolo, ce l’ha o no?

È troppo buono, e pensa che tutti siano come lui. Sarà che sta bene con tutti, dal genio allo stupido. È un tipo da spiaggia e da riviera. Può fare di meglio. Ci sto pensando. Prima di andarmene ve ne dico uno, giuro.

Ma sua moglie, di tutte queste ragazze che giravano, non era gelosa?

Non gliene ho mai dato motivo. E poi queste signorine mica venivano per vedere Alfredo. (Arriva Lella, la moglie: raffinata, bella, sguardo severo . Ha qualcosa da ridire).

Signora Pezzotti, non era mai un po’ preoccupata da queste cene galanti?

Infastidita sì, anche perché mio marito viveva a Palazzo Grazioli.

E le ha mai viste, lei, le olgettine?

No, anche perché in casa mia mica le avrei fatte entrare.

Alfredo, quindi dopo cena che si faceva?

Il presidente proiettava i filmini elettorali. Sono proprio belli. E tanti: con le varie manifestazioni, come quella di San Giovanni. E poi le convention, il discorso al Congresso americano, un grande momento di storia. L’ha fatto in inglese, fantastico! In più, dopo, regala i dvd ai suoi ospiti.

Senza pietà.

Perché? Un bellissimo ricordo.

Dunque le notti del Cavaliere sono quelle di un tranquillo settantasettenne?

Tranquillo mai: è una macchina da guerra. Finché non ha letto tutti i quotidiani non c’è verso che vada a dormire.

Un robot.

Che però sgattaiola in cucina, nel cuore della notte, col suo pigiama bianco.

E…?

Mangia uno yogurt.

Tiri fuori il difetto: avrà perso la pazienza almeno una volta.

Vabbè, una sì. Preparai una borsa dell’acqua calda perché aveva mal di pancia. Ma la feci troppo piena e troppo bollente. Lui pensava ci fosse solo aria, la apri e si bruciò: ustione di secondo grado. Mi urlava: “Ma non la prepari mai per i tuoi figli?”.

Il Silvio furioso?

Macché. Alla fine ridemmo: “Mi fa così male che almeno non penso più allo stomaco”, disse.

Ride pure se lo ustiona. Un difetto proprio no?

Mah, sta molto attento all’immagine. Ama sentirsi in ordine.

Non vale.

Non mi viene. A volte, quando è a tavola e non ha ospiti, prende le patatine con la mano.

Lasciamo stare.

Non demoralizzatevi. Vi racconto una barzelletta?

Lei ha passato troppo tempo con il capo.

Come fa l’amore Bossi con la moglie? La Lega.

Ottimo.

A tavola il Presidente raccontava storielle meravigliose.

La sua preferita?

Eh, difficile scegliere. Me ne viene in mente una bellissima che racconta ultimamente: ci sono due signori che cercano di fare l’amore. Lei dice a lui: io ho bisogno del vento, e dell’acqua, e dei fulmini. E lui risponde: ma cosa vuoi ciulare con questo tempo?

Chiarisca.

Raccontata da lui fa ridere, giuro.

Ok. Tra una settimana è il compleanno di Berlusconi. Qual è il più bello che avete passato insieme?

Anni fa, in Sardegna: fuochi artificiali bellissimi, la signora Rosa, tutti i figli e il vulcano che eruttava.

E le candeline le vuole?

No, no. Una sola. Simbolica.