di Andrea Koveos
Tutti sanno e nessuno parla. Tutto deve rimanere segreto. L’assemblea straordinaria per la nomina dei nuovi amministratori di una società pubblica si riunisce, dopo mesi e mesi di rinvii, e nessuno lo dice. Capita anche questo nel grande carrozzone postale. Il caso è quello di Poste Energia, società che si occupa di fornire elettrica alle società del Gruppo. Accade che nella stessa riunione vengano estratti, non per caso, i vertici, sui quali a quanto pare non c’è mai stato accordo con il Ministero dell’Economia. Chi sono i fortunati-competenti che andranno a occupare le ricche poltrone? Guarda nuovamente il caso, persone vicine alle cariche più alte dello Stato. E infatti consigliere di Poste energie è stato nominato quel Riccardo Capecchi – tesoriere di VeDrò, il think tank creato da dall’attuale presidente del Consiglio, Enrico Letta – al quale con ogni probabilità verranno assegnate lunedì prossimo le deleghe di amministratore delegato. L’operazione, ben congeniata, sembra partita da un’eminenza grigia, il presidente di Poste Giovanni Ialongo che per il tramite del fidato Michele Scarpelli, numero uno del cda di Poste energia e capo della funzione aziendale di affari societari di Poste. Il tutto, salvo smentite, con il bene placido di Massimo Sarmi, in altre faccende affaccendato (vedi Alitalia). Ora le domande sorgono spontanee e sono diverse. Andiamo per ordine. È stato o no, come precisa il regolamento sulle società partecipate voluto dal ministro Saccomanni, avviato quel processo che rafforzando i requisiti di onorabilità e di professionalità richiesti agli amministratori, individua le tappe di un processo trasparente ed oggettivo di valutazione di tali requisiti? Processo che per altro deve essere preliminare alla designazione dei candidati da parte del Ministro. E ancora: è stata avviata o no l’istruttoria sulle singole candidature – svolta dal Dipartimento del Tesoro con il supporto, nel processo di ricerca e valutazione dei candidati, da Spencer Stuart Italia e Korn Ferry Intl., società specializzate nel recruiting di top manager – individuate con una specifica procedura di selezione? E a tal proposito è possibile avere una volta per tutte anche il curriculum del presidente di Poste italiane Giovanni Ialongo, visto che non è reperibile nemmeno sulla rete? E Quali master in business administration ha frequentato? Domande che probabilmente in Italia non riceveranno mai risposta. Una cosa è certa: alla manifestazione di ieri davanti al palazzo delle poste, comparivano le bandiere delle sigle sindacali. Tutte tranne quella della Cisl. Tornando alla nomina di Capecchi va ricordato che la sua storia è caratterizzata da diversi colpi di scena. Assurge agli onori della cronaca nel 2007 per una vicenda che ha avuto a che fare con il Gran Premio di Formula uno di Monza. In sostanza, accettò un passaggio su un aereo di stato da Milano a Roma. Era stato Dagospia, il sito di gossip di Roberto D’Agostino, a fare lo scoop individuando Capecchi – definito come “uno dei più stretti collaboratori del sottosegretario alla presidenza del Consiglio nonché nipote dell’Eminenza Azzurrina, Enrico Letta” – tra coloro che avevano usufruito del comodo volo senza averne particolare titolo. E come precisato all’epoca da Palazzo Chigi “Le persone autorizzate a salire a bordo erano quelle stabilite d’intesa con l’Ufficio Voli di Palazzo Chigi e tra queste Capecchi non figurava”. Una situazione incresciosa per cui lo stesso Capecchi fu costretto a dimettersi. C’è dell’altro. A luglio di quest’anno è stato perquisita la sua casa di Perugia nell’ambito degli oltre cento controlli effettuati dalla Guardia di Finanza nell’operazione che ha portato agli arresti domiciliari Giovanni Mazzacurati, l’ex presidente del Consorzio Venezia Nuova, e altre sei persone. Nel mirino degli investigatori infatti c’erano le sponsorizzazioni effettuate dal Consorzio Venezia Nuova, concessionario unico dei lavori dello stato in Laguna (in primis quelli del Mose), in questi anni. Un’opera di “finanziamento” del territorio che è andata bel oltre i confini veneziani. E tra le sponsorizzazioni del Consorzio Venezia Nuova c’era anche quella della fondazione VeDrò. E così le larghe intese si concretizzano anche alle Poste. Ma nessuno lo deve sapere.
Par condicio, assunto pure Alfano jr
di Giuseppe Cantore
fratello minore di Angelino Alfano, Alessandro, è entrato nella cerchia giusta, di quelli che guadagnano un sacco di soldi. Quanto? Almeno 200 mila euro. Come? È stato assunto come dirigente in Postecom, ovvero la società che gestisce i servizi internet di Poste Italiane. Tutto regolare, tutto in ordine. Forse inopportuna, ma certamente lecita, visto che la legge non prevede alcun vincolo nei reclutamenti dei dirigenti delle società controllate dal Ministero del Tesoro. Sì, esiste un regolamento approvato a giugno, ma riguarda gli amministratori. Qualche sospetto ci potrebbe anche stare, ma in fin dei conti uno non può essere penalizzato solo perché porta un cognome importante. Certo lo stipendio è bello alto, ma la legge lo consente. Secondo quanto riportato dal Quotidiano l’Unità il giovane “Era stato accusato di aver falsificato alcuni esami per ottenere la laurea in Economia, ma dopo gli accertamenti la Procura di Palermo ha archiviato il caso. Nel frattempo Alfano junior aveva partecipato al concorso per diventare segretario generale della Camera di commercio di Trapani. Anche su quella selezione sono stati avanzati dubbi, tanto che le forze dell’ordine avevano sequestrato la documentazione, dopo alcune segnalazioni su scritti anonimi che prevedevano in largo anticipo la nomina di Alfano. Alla fine si è dimesso, lasciando una poltrona a cui aveva aspirato per parecchio tempo e dove ha tentato di essere riammesso, ma l’ente se n’è guardato bene. Il caso è stato sollevato anche in Parlamento, da un’interrogazione del deputato Sel, Erasmo Palazzotto. Il quale nella sua interrogazione ha parlato anche della laurea triennale di Alfano in Economia, titolo non idoneo a ricoprire un ruolo apicale all’interno della pubblica amministrazione. Non rimane che sperare che Alessandro Alfano continui il trend positivo di Postecom che, dopo la chiusura in perdita degli esercizi 2009 e 2010, ha ripreso il suo risultato gestionale positivo. In definitiva, però, ancora una volta la storia ha dimostrato che c’è sempre stato posto (alle poste) per tutti, sia a destra che a sinistra. Figuriamoci adesso che governano insieme.