Il Governo grazia le toghe

di Alessandro Righi

“L’Anm protesta? Brrrr, che paura!” Era il nove settembre scorso e Matteo Renzi così rispondeva alle critiche avanzate dall’Associazione nazionale dei magistrati sulla riforma della giustizia. Certamente molti avranno pensato ‘che spavaldo il premier!’, ‘che coraggio il Presidente!’. A tanti, insomma, sarà suonato come una battuta al vetriolo. Tempo pochi giorni, però, e si abbatte sul Pd e su Renzi un cataclisma giudiziario. Il candidato numero uno alla corsa per il dopo Errani, Matteo Richetti, viene indagato per peculato nell’inchiesta “spese pazze” in Emilia Romagna e così è costretto a rinunciare alla candidatura. Al suo posto, allora, si fa avanti Stefano Bonaccini. Ma niente da fare: tempo pochi giorni e anche lui viene iscritto nel registro degli indagati. Finita qui? Certo che no. C’è anche tempo per indagare (a Genova) il padre di Matteo, Tiziano Renzi, per una storia di bancarotta della società Chil Post. Sarà solo un caso, certo. Così come sarà un caso che la Chil fallisce nel 2013 e solo un anno dopo, proprio all’indomani delle dichiarazioni beffarde del premier, arriva la notifica a Renzi senior.

CAMBIO IN CORSA
Tutto sarà solo e soltanto un caso. Eppure, all’indomani della battuta e delle indagini che hanno travolto il segretario Dem, arriva in commissione Giustizia al Senato il testo sulla riforma della giustizia con un bell’emendamento dell’esecutivo che alleggerisce la responsabilità civile delle toghe. Guarda caso (e siamo a tre) proprio uno dei punti più controversi e criticati della riforma. Ma entriamo nel dettaglio. Con la proposta si ridurrebbero i casi previsti per la responsabilità civile, attraverso l’eliminazione dell’udienza filtro per l’ammissibilità, e i casi in cui è mancata la valutazione del fatto e della prova. Un cambio di registro che, ovviamente, non poteva che far adirare gli alleati “occulti” di Forza Italia. “Passi indietro rispetto alla disciplina attuale che di fatto garantisce l’impunità ai magistrati – ha attaccato Lucio Malan – Si escludono dalla responsabilità civile la valutazione del fatto, le prove e l’interpretazione delle norme. Difficile immaginare qualcosa che resti punibile. Addio responsabilità”. Duro anche il relatore del ddl, Enrico Buemi (Psi), che ora non eslcude dimissioni: “In prima battuta – ha detto – capisco la necessità di contemperare le aspettative dell’Anm. Ma che solo un’area non sia sottoposta a riforma deve far riflettere”.

FIDUCIA ALLE PORTE
Intanto, non è detto che sul processo civile venga posta la fiducia in Aula. Lo scontro è totale tra le forze parlamentari e quella della fiducia potrebbe essere l’unica arma a disposizione di Renzi. A confermare l’indiscrezione ci ha pensato Andrea Orlando stesso che ha parlato di “possibilità”.