Il governo prepara il regalo alle banche

Di Carola Olmi

Non solo il grande inganno del denaro apparentemente a buon mercato (i tassi in Europa sono i più bassi della storia) ma in realtà carissimo per via di commissioni, istruttorie veloci e altre diavolerie caricate sui conti correnti di famiglie e imprese. Adesso le banche hanno trovato il modo di sistemare a spese dei clienti i loro bilanci, il costo delle ristrutturazioni che non hanno fatto e soprattutto le perdite accumulate concedendo prestiti tanto giganteschi quanto inesigibili sempre ai soliti noti. La trovata è nuova e insieme antichissima: far pagare gli intesessi sugli interessi – tecnicamente definito anatocismo -, una pratica scorretta e cancellata dalla Cassazione dopo una lunghissima battaglia. Storia archiviata? Neanche per sogno. Nel decreto definito forse per beffa “Competitività” il Governo si appresta a fare questo incredibile regalo ai banchieri, riesumando questo meccanismo vergognoso.

La stessa norma del pos
La norma è collegata a un’altra misura di dubbia utilità, se non per le banche che intascheranno gigantesche commissioni: l’obbligo di pagare con il Pos gli acquisti di beni e servizi superiori ai 30 euro. C’è tempo fino alle 18 di stasera per presentare gli emendamenti, ma la scelta dell’Esecutivo sembra sia stata fatta, per la gioia delle banche e delle lobby che hanno lavorato su un provvedimento che non risulta nel programma di nessun partito, che non troverà facilmente un politico disposto a metterci la faccia, ma che alla fine il Parlamento sembra pronto ad approvare. Imbarazzante, più di tutte, la posizione del Pd, che con il viceministro Enrico Morando ha ammesso il problema ma fino a ieri non ha fatto nulla per risolverlo e ora, in zona Cesarini, la situazione rischia di non essere più recuperabile. Si oppone invece il Centrodestra, ma senza alzare nessuna barricata. Furibonde invece le imprese e i consumatori, ai quali tutti lisciano il pelo ma che poi, al momento delle scelte che contano, sono lasciati al loro destino. Così l’intero aumento del gettito fiscale generato dalle imposte sulla rivalutazione di Bankitalia finirebbe per essere compensato. A fare fronte, però, come al solito saranno i cittadini. Ai quali la stessa Banca d’Italia prova a indorare la pillola. “Qualsiasi Paese che non abbia una legislazione islamica accetta l’applicazione degli interessi composti, nessuna economia di mercato può funzionare senza questo meccanismo”, ha detto Giorgio Gobbi del Servizio stabilità finanziaria dell’Istituto di via Nazionale in un’audizione alla Commissione Attività produttive del Senato. Il colpo gobbo del signor Gobbi, il quale si è dimenticato di aggiungere che l’abolizione dell’anatocismo in Italia fu compensata con commissioni che portano il costo effettivo del credito per molti clienti (soprattutto quelli con lo scoperto sul conto, le imprese in difficoltà, le famiglie alle prese con il mutuo, ecc.) a livelli superiori a quelli dell’usura.

Fragile alibi
“Credo che quanto previsto dal decreto sia un intervento di razionalizzazione di una materia molto complessa in cui si rischia di appesantire inutilmente le operazioni bancarie di imprese e correntisti privati”, ha detto ancora Gobbi, secondo cui anche abolendo formalmente l’interesse composto questo lo si avrà sotto altra forma, per esempio sui titoli di Stato e sul finanziamento presso la banca centrale. Dunque per Bankitalia va tutto bene così. Per Unimprese invece il ritorno dell’anatocismo è una minaccia al credito, mentre i consumatiori dell’Adusbef annunciano già ricorso, ricordando che sul tema esistono decine di sentenze della Cassazione e della Corte Costituzionale risalenti agli anni novanta. Acqua gelata in arrivo, dunque, in un Paese dove i tassi di interesse sono superiori alla media Ue.