Il governo prova a imbucarsi al ballo per ricostruire Gaza

Riservedalle opposizioni. I Cinque Stelle avvertono: “I palestinesi rischiano di diventare i nuovi pellerossa”

Il governo prova a imbucarsi al ballo per ricostruire Gaza

Antonio Tajani arriva alle Camere con toni trionfalistici sull’iniziativa di pace firmata Trump. Parole altisonanti. Ma al di là dell’enfasi, resta l’ombra dell’irrilevanza europea e italiana, nello specifico, che molti osservatori denunciano. Eppure il ministro degli Esteri rivendica con orgoglio l’azione del governo di cui fa parte.

Il vertice sulla ricostruzione a Gaza: un fiorire di buone intenzioni

Poi nel pomeriggio di ieri è stata convocata a Palazzo Chigi la task force su Gaza, ancora a guida Tajani, per “elaborare una strategia efficace destinata alla gestione delle emergenze e la ricostruzione della Striscia”. Intanto l’emergenza si affronta con gli aiuti umanitari, e il governo prepara il più grande invio, “100 tonnellate in totale, raccolte grazie al contributo delle principali realtà del Sistema Italia”. “Lavoriamo per far arrivare generi alimentari insieme alle associazioni agricole che ne hanno raccolti in quantità molto significativa e contribuiremo ancora di più”, ha spiegato il ministro Francesco Lollobrigida, dopo la riunione.

Dagli ospedali alle scuole fino all’assistenza a chi ha disabilità

I lavori sul terreno potranno cominciare solo se il cessate il fuoco sarà stabile. Si punta a usare gli ospedali della regione per curare i palestinesi. La Protezione civile, ha spiegato il ministro Nello Musumeci, può “allestire in pochi giorni un ospedale di campo e approntare delle casette prefabbricate modulari per ospitare famiglie anche a medio termine”.

Giuseppe Valditara ha assicurato l’impegno sulla “ricostruzione delle scuole di Gaza” e Anna Maria Bernini ha proposto tra l’altro “l’attivazione di corsi a distanza, con atenei tradizionali e telematici e la costruzione di un’università nella Striscia”.

L’assistenza a bambini con gravi disabilità è al centro delle ipotesi della ministra Alessandra Locatelli.

Tajani: Italia pronta a mandare i militari a Gaza

Il punto politico è la forza di stabilizzazione prevista dal piano. Tajani assicura: “Come sapete – afferma il vicepremier azzurro alle Camere – il piano Trump prevede il dispiegamento a Gaza di una forza internazionale di stabilizzazione. Come hanno confermato anche il Presidente del Consiglio e il Ministro della Difesa, l’Italia è pronta a fare la propria parte anche in questa eventualità, forte della solida e riconosciuta esperienza maturata negli anni in tanti quadranti internazionali complessi. Naturalmente, il Parlamento verrà coinvolto in tutte le decisioni che riguarderanno la nostra partecipazione alla forza internazionale di stabilizzazione e mi auguro che su questo argomento si possa trovare una unità di intenti tra tutte le forze politiche”.

C’è il sì del Pd e del M5S

In Aula i dem aprono al peacekeeping: la “tregua è fragile e difficile da mantenere”, per questo “se per preservarla servirà una missione internazionale di peacekeeping su mandato delle Nazioni Unite non solo siamo pronti a discuterne ma vi diciamo che dobbiamo esserci”, dice il dem Peppe Provenzano.

Via libera anche dal M5S. “Adesso l’Italia potrebbe svolgere un ruolo a Gaza abbiamo dei professionisti apprezzati sempre in tutto il mondo con una capacità di dialogo e la capacità straordinaria di realizzare un processo di pacificazione con le popolazioni locali”, dice Giuseppe Conte.

5S e Avs sulle criticità del piano Trump

M5S e Avs attaccano nel merito il “piano Trump” che Tajani esalta senza spiegare le criticità. Il pentastellato Riccardo Ricciardi dice: “Non è un piano di pace, perché lì non c’era una guerra: lì c’era un’aggressione di un esercito nei confronti di una popolazione inerme”. E aggiunge: “Chi esalta questo piano non può non pensare che in questo piano non si parli dei 700.000 coloni che occupano brutalmente e illegalmente la Cisgiordania protetti dall’esercito israeliano. Chi lo esalta non può non pensare che è già stato creato un fondo da 53 miliardi di dollari e che il negoziatore Usa non è un diplomatico. È Steve Witkoff. Un immobiliarista specializzato in grandi alberghi e nel recupero di aree degradate”.

Fino all’avvertimento: “su questo piano o noi ci lavoriamo e ci interveniamo o creerà i palestinesi come i pellerossa del ventunesimo secolo, perché nessuno si illuda che ci sarà uno Stato palestinese. Ci saranno dei palestinesi che vivranno come i pellerossa nelle riserve e saranno forza lavoro per i casinò di Gaza”.

Nicola Fratoianni di Avs incalza sulle omissioni politiche: “Cosa aspetta il governo italiano a riconoscere lo stato di Palestina? Oggi più che mai è condizione essenziale”. Ma il governo delle destre sul riconoscimento della Palestina è ambiguo. La narrazione di Tajani lo conferma.