Il Governo rimodula 18App, il bonus da 500 euro non è più per tutti. Il criterio del 100 alla maturità nega sostegno culturale a chi ne ha più bisogno

Il mondo della scuola e della cultura è insorto contro il Governo e i nuovi criteri che regoleranno 18App a partire dal 2023.

Con le modifiche a 18App, rispunta quella questione del “merito” che tanto aveva fatto discutere le opposizioni al tempo del giuramento del nuovo Governo. Di fatto, il bonus 500 euro non è più per tutti ma è legato a doppio filo al 100 alla maturità. Solo gli studenti “più bravi”, quindi, beneficeranno della misura.

Il Governo rimodula 18App, il bonus da 500 euro non è più per tutti

Il bonus cultura cambia faccia e viene rivoluzionato dalle fondamenta. Il Governo Meloni ha deciso di apportare modifiche a 18App, strumento inaugurato da Matteo Renzi nel 2016 con il quale tutti i maggiorenni hanno potuto beneficiare di 500 euro per comprare libri, biglietti per cinema, musei, teatri o concerti.

A partire dal 2023, il bonus non sarà più destinato a tutti i 18enni ma verrà erogato solo a chi ha un Isee inferiore ai 35 mila euro o agli studenti che hanno ottenuto 100 all’esame di maturità. Coloro che risulteranno in possesso di entrambi i requisiti, invece, raddoppieranno l’importo, ricevendo 1000 euro.

La decisione dell’esecutivo ha fatto infuriare le opposizioni e tutti gli studenti italiani che si sentono ancora una volta attaccati, dopo la norma sui cellulari annunciata dal ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. I ragazzi, poi, hanno anche denunciato che a causa dell’operazione effettuata dalla politica migliaia di giovani non avranno la possibilità di comprare i libri del primo anno di università con il bonus gravando sulle rispettive famiglie, già in serie difficoltà.

Intanto, Renzi è intervenuto sulla questione denunciando che i soldi “guadagnati” con 18App verranno certamente impiegati per defiscalizzare la Serie A anche se non vi sono ancora certezze sulla questione.

Il criterio del 100 alla maturità nega sostegno culturale a chi ne ha più bisogno: il mondo della cultura insorge

Sulla questione è intervenuto il coordinatore della Rete per gli Studenti Medi, Paolo Notarnicola, che ha dichiarato: “Ci ritroveremo ragazzi che hanno zero euro da spendere e altri che ne hanno persino mille. Questa è giustizia? La cultura dev’essere accessibile a tutti o solo a qualcuno? Fino ad oggi questo bonus era utile a noi ragazzi anche perché non sempre hai dei genitori che ci tengono alla promozione culturale. Molti andavano ad un museo, al cinema solo grazie a 18App. E ora?”

Polemiche anche nel mondo culturale dove sono insorti scrittori e attori. Personaggi come Corrado Augias, Jacopo Fo, Dacia Maraini o Sandro Bonvissuto si stanno domandando come faccia il Governo a considerare giusto riservare la cultura solo ai “migliori”.

Corrado Augias, 87 anni, in particolare, si è detto convinto che lo strumento andasse migliorato per evitare qualche “imbroglietto all’italiana” e ha affermato che “questa scelta così come la norma salva evasori mi fanno pensare che l’inesperienza di chi ci governa la pagheremo a lungo, se di questo si tratta. Palazzo Chigi è stretto tra le promesse fatte in campagna elettorale e le necessità del governare”.

La scrittrice Dacia Maraini, invece, ha sottolineato che “ancora una volta viene trascurata la cultura così come la scuola” e ha aggiunto che “se proprio si doveva decidere a chi lasciare il merito di avere questi soldi l’avrei fatto scegliere agli insegnanti”.

Ancora, l’autore romano Sandro Bonvissuto ha dichiarato “Se partiamo dal presupposto che la scuola deve aiutare chi non ce la fa non capisco perché vincolare i 500 euro a chi prende cento alla maturità. Io ero un ragazzo che non andava benissimo a scuola e forse avevo bisogno di un sostegno culturale proprio per questo – e, rispetto al limite dell’ISEE che considera troppo alto, ha aggiunto –. È un paradosso. Ma vorrei dire ai politici che ci sono persone con una vita normale che hanno un Isee ben al di sotto dei 35 mila euro”.

Infine, Jacopo Fo, figlio del premio Nobel Dario Fo, ha difeso 18App con queste parole: “Spesso si è potuto fare teatro a scuola attraverso questo strumento. Aver fatto questa operazione impedirà a molti ragazzi di fare questa esperienza. Certo, andava migliorata ma era una questione di controlli non di scelte politiche di questo genere”.