Il Governo si fa i sondaggi. Tanto paghiamo sempre noi. Così Renzi sorveglia il suo appeal

Che ci siano profonde somiglianze tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, non è una novità. Una di queste è la considerazione che entrambi i leader del Nazareno hanno per i sondaggi. E se l’ex Cavaliere aveva la sua sondaggista di riferimento in Alessandra Ghisleri, Matteo Renzi ha pensato bene di aggirare il problema e di fare ancora meglio, facendo monitorare l’appeal del Governo direttamente da Palazzo Chigi. E, ovviamente, a spese nostre.

CONTROLLO SU TUTTO
Sono addirittura tre i bandi di gara indetti nell’ultimo periodo dal Dipartimento per l’Editoria e l’Informazione, guidato dal sottosegretario Luca Lotti, per un costo totale di ben 150 mila euro. Ma per capire di cosa parliamo, entriamo nel dettaglio dei bandi. Partiamo dal primo. L’oggetto dell’appalto è lampante: “Servizi di sondaggi dell’opinione pubblica sul gradimento dell’operato del Governo da svolgersi con metodo CATI”. Ovvero sondaggi tramite interviste telefoniche. Importo di aggiudicazione: 41,6 mila euro. Sarà un caso, ma a monitorare l’andamento del Governo sarà (per sei mesi, fino al 5 luglio 2015) l’Swg, lo stesso istituto che, tra i suoi clienti, annovera proprio il Partito Democratico. Finita qui? Certo che no. Renzi vuole monitorare il gradimento del suo esecutivo su tutti i fronti, a 360 gradi. E allora ecco che diventa necessario un secondo sondaggio, sempre “sul gradimento dell’operato del Governo”, ma da svolgersi questa volta “tramite community”. Valore dell’appalto? Come prima: 41,6 mila euro. E, come prima, per una durata di sei mesi. A spuntarla, ancora una volta, è stato l’Swg (nonostante fossero in sei a competere) che sarà notevolmente impegnato nei prossimi mesi. Ma non basta. Quasi al limite della mania, Palazzo Chigi ha indetto un terzo bando. Non ci si crederà, ma ancora una volta parliamo di “servizi di sondaggi dell’opinione pubblica sul gradimento dell’operato del Governo da svolgersi tramite community”, questa volta dalla durata annuale e da un costo per le casse pubbliche di 66,4 mila euro. Una somma niente male che finirà all’istituto Eurisko.

IL PREDECESSORE
In realtà questa non è la prima volta che il Governo scarica sulle casse pubbliche il costo di sondaggi sul gradimento raccolto. Prima di Renzi, infatti, a farlo era stato anche Enrico Letta, che aveva commissionato due sondaggi, per il periodo settembre – dicembre 2013, a Piepoli e Ipsos per un costo totale di 70 mila euro. Renzi, dunque, ha aumentato il numero dei sondaggi e, di conseguenza, il budget a loro disposizione. Ma c’è di più. Proprio dal confronto con i passati contratti, emerge un altro particolare non da poco: i risultati di tali sondaggi non verranno mai resi pubblici dato che “sono di esclusiva proprietà del committente”. Insomma, saranno ad uso e consumo interno. Top secret. Ovviamente LaNotizia ha chiesto conto a Palazzo Chigi, non ricevendo però alcuna risposta.

 

Tw: @CarmineGazzanni