Il Governo straparla di pace. Ma rimpinza l’Ucraina di armi. Guerini conferma l’invio di un nuovo carico militare. Con la benedizione del Copasir: “Tutto regolare”

Da un lato si parla della necessità di un cessate il fuoco in tempi brevi, dall’altro si continua a inviare armi all’Ucraina.

Da un lato si parla della necessità di un cessate il fuoco e magari di arrivare alla pace in tempi brevi, dall’altro si continua a inviare armi all’Ucraina. Questa la contraddizione su cui si muove il governo dei Migliori che ieri ha visto il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, riferire davanti al Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir) in vista del terzo decreto interministeriale sull’invio di armamenti all’Ucraina.

Da un lato si parla della necessità di un cessate il fuoco in tempi brevi, dall’altro si continua a inviare armi all’Ucraina

Un lungo intervento, durato quasi due ore, in cui il dem ha illustrato la nuova lista del materiale da cedere alle forze armate di Kiev su cui si moltiplicano i mal di pancia dei 5 Stelle e della Lega. Ma non ci sarà il tanto richiesto chiarimento perché, fanno sapere dal Copasir, “nel corso dell’audizione il ministro ha aggiornato il Comitato in merito al conflitto in corso tra Russia e Ucraina” e dopo “sono stati condivisi i contenuti del terzo Decreto interministeriale che autorizza la cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari alle autorità governative dell’Ucraina, riscontrando l’aderenza del decreto medesimo alle indicazioni e agli indirizzi dettati dal Parlamento”.

Insomma non c’è nulla da votare o da verificare perché è tutto in regola. Non solo. Come già visto per i due precedenti atti, anche il terzo decreto sarà secretato. Una decisione che il ministro avrebbe spiegato con la solita storia che è quanto fanno anche gli altri partner occidentali e che, senza diffondere con esattezza quali tipi di armi stiamo inviando in  Ucraina, si evita anche di provocare la controparte russa e quindi una possibile escalation del conflitto che nessuno vuole.

Se il primo punto appare tutto sommato credibile anche se non è vero che tutti tengono la bocca cucita, tanto che la Germania di Olaf Scholz non ha mai fatto mistero del fatto di aver inviato perfino i tank antiaereo modello Ghepard e nemmeno del loro numero, per il secondo le cose sono più complicate. Infatti è difficile credere che l’intelligence russa non sappia con esattezza i tipi di armamenti che vengono inviate dall’Italia e si può essere certi che, a prescindere dal tipo di armamento inviato, al Cremlino la faccenda non piace.

Che le cose stiano così è evidente proprio dal fatto che, ormai da mesi, il nostro Paese è stato inserito da Vladimir Putin nell’elenco delle nazioni ostili. Ma c’è di più. Quest’ultimo aspetto fa acqua anche perché le armi italiane, almeno una parte, è stata perfino catturata dai militari russi sul campo durante le loro offensive.

Nel resto del suo intervento Guerini avrebbe sottolineato l’aspetto “difensivo” degli equipaggiamenti forniti, ritenuti necessari per proteggere i civili dai bombardamenti e resistere all’offensiva russa in un momento “decisivo della guerra”. Terminato il suo intervento, i parlamentari del Copasir hanno valutato i contenuti del nuovo decreto in linea con le risoluzioni approvate a larga maggioranza dalle Camere lo scorso 1 marzo, che autorizzavano il Governo alla cessione fino al 31 dicembre “di apparati e strumenti militari che consentano all’Ucraina di esercitare il diritto alla legittima difesa e di proteggere la sua popolazione”.

Un’audizione nel corso della quale i delegati M5S, malgrado sui media mainstream si è diffusa la notizia – poi subito smentita – secondo cui avevano voltato le spalle alla linea di Giuseppe Conte, hanno fatto sapere di aver ribadito la “necessità che il Parlamento sia costantemente aggiornato sullo stato della guerra e che le forze politiche possano esprimere un chiaro indirizzo politico nei confronti dell’Esecutivo sul tema delle armi e delle soluzioni per arrivare a un cessate il fuoco”. Punti su cui, spiegano i componenti 5s del Copasir, “il Movimento è stato chiaro: non è il momento dell’escalation militare, è il tempo delle soluzioni politiche”.

Che non sarebbe stato tolto il velo che nasconde le armi inviate a Kiev, lo sapevano tutti. Già nei giorni precedenti il sottosegretario alla Difesa, Giorgio Mulè, aveva spiegato che l’ultimo decreto, rispetto ai precedenti, presenta qualche novità. Su quali, però, non si era ovviamente sbottonato salvo assicurare che non si tratta di “carri armati”.

Nelle ore precedenti all’audizione di Guerini, a far capire quale sarebbe stato l’andazzo al Copasir era stato lo stesso presidente del Comitato, Adolfo D’Urso, che a Sky Tg24 aveva dichiarato che: “La classificazione spetta al governo e nel merito penso sia opportuno’ che la lista sugli aiuti militari all’Ucraina sia secretata”. A suo dire, inoltre, sarebbe stato ‘’inopportuno dire agli aggressori ciò che stiamo fornendo a coloro che sono stati aggrediti e che si stanno difendendo con tutti i mezzi”.