Il grande centro dopo l’estate, da Alfano a Verdini fino a Tosi: così si lavora al polo dei moderati

Angelino Alfano ha indicato la tempistica per un cambio di passo. Perché il Nuovo centrodestra lavora all'aggregazione del centro, incudendo anche Verdini.

Tutto fermo fino a ottobre. Quando il referendum farà da spartiacque alla legislatura. Ma soprattutto riscriverà, qualunque sia l’esito, la geografia politica italiana. Il Nuovo centrodestra ha sotterrato per ora l’ascia di guerra. E pensa alla nascita di un partito di centro. “Un soggetto che possa mettere insieme tutti le forze moderate di centro. A cominciare dai gruppi parlamentari, che avrebbero numeri importanti”, dice a La Notizia Fabrizio Cicchitto. Tra i destinatari del messaggio ci sono anche l’Alleanza liberalpopolare-Autonomie (Ala) di Denis Verdini, con cui è stato condiviso a lungo il percorso politico, e il Movimento Fare del sindaco di Verona, Flavio Tosi, alla ricerca di una collocazione dopo la rottura con la Lega. Ma tra gli interlocutori figura anche Scelta Civica, nonostante le difficoltà del segretario, Enrico Zanetti, a gestire questa fase politica. Ormai il viceministro dell’Economia ha messo in conto la perdita di alcuni pezzi, che stanno osteggiando la sua linea. Ma non immaginava la totale esplosione del partito avvenuta nelle ultime ore.

IN REGIA
“Il profilo politico è fondamentale. Anche a costo di rinunciare a qualcosa”, evidenzia un parlamentare interessato all’operazione centrista. Sull’aspetto identitario Cicchitto spiega: “Dobbiamo essere ben distinti da un centrodestra guidato dalla Lega di Salvini, restando allo stesso tempo alternativi al Pd”. Un progetto con forza attrattiva anche per alcuni pezzi di Forza Italia, disorientati dall’assenza del leader Silvio Berlusconi – per i problemi di salute – e diffidenti verso il dialogo con il Carroccio.  L’operazione ha anche un possibile regista: l’ex presidente del Senato, Marcello Pera, tornato in campo con il sostegno alle riforme, supportato dall’ex leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini. E Angelino Alfano ha indicato la tempistica per un cambio di passo. “Dopo il referendum faremo un tagliando”, ha confermato il ministro dell’Interno. Il ragionamento verte intorno al percorso da scegliere e al cammino sinora fatto. “Stiamo realizzando alcune riforme, altre e abbiamo realizzate, penso che siamo stati dalla parte giusta. Ma “bisogna capire da chi è fatto il centrodestra. È un quesito esistenziale perché anche all’interno di quelli che si chiamano di centrodestra si rifiuta il nome. C’è un problema di crisi di identità enorme”, ha aggiunto il titolare del Viminale.

NIENTE CRISI
Il voto al Senato sul ddl Enti locali è stato l’ultimo ostacolo estivo sulla strada del Governo. Che lo ha superato in scioltezza, facendo il pieno. E i senatori renziani sono apparsi ringalluzziti. Una crisi di Governo in piena estate sarebbe una follia per tutti. E converrebbe ancora di meno ad Alfano”, ragionava un deputato del Partito democratico nei giorni della massima tensione in Area popolare. La conferma è arrivata dal voto a Palazzo Madama. Dopo aver incassato il via libera, la maggioranza punta ad arrivare alla pausa di agosto senza sussulti. Rinviando i provvedimenti alla ripresa dei lavori. O forse anche dopo il voto del referendum.