Il grande flop della riscossione fiscale: per la Corte dei Conti l’82,3% degli evasori accertati non paga il dovuto, sperando in condoni e rottamazioni. E la possibilità di essere controllati è solo una su 71

Controllato 1 studio medico su 50. Solo 1 contribuente su 71 verificato. Su 72,3 miliardi di evasione accerta, lo Stato ne ha recuperati solo 12,8. I dati impietosi della Corte di Conti

Il grande flop della riscossione fiscale: per la Corte dei Conti l’82,3% degli evasori accertati non paga il dovuto, sperando in condoni e rottamazioni. E la possibilità di essere controllati è solo una su 71

Evasori state tranquilli, che la possibilità che vi arrivi un controllo fiscale è assai remota, circa una su 71. E, se anche foste così “sfortunati” da ricevere una visita della Guardia di Finanza o di entrare nel radar dell’Agenzia delle Entrate, potrete sempre non pagare il dovuto, sperando in un condono o in una rottamazione, che piacciono molto al Governo Meloni. Come del resto fa già l’82,3% degli evasori individuati. Parliamo per paradossi, naturalmente. Ma fino a un certo punto.

I numeri sconfortanti della Corte dei Conti

Basta leggere la sconfortante analisi sulle entrate dello Stato realizzata dalla Corte dei Conti allegata alla relazione sul Rendiconto Generale dello Stato. Secondo la Corte, solo il 17,7% degli importi dell’evasione scoperta si traduce in incassi effettivi da parte del fisco. Che, detto in numeri, significa che a fronte di 72,3 miliardi accertati nel 2024, sono stati versati concretamente dagli evasori solo 12,8 miliardi.

L’incasso dello Stato fermo al 3,1%

All’interno del dato generale emerge poi che le iscrizioni a ruolo (cioè le cartelle esattoriali vere e proprie) vedono un incasso fermo al 3,1%: 40,7 miliardi sono gli importi accertati, 1,3 miliardi quelli versati. Non va certo meglio sul fronte delle attività di controllo sulle dichiarazioni dei redditi: nel solo 2021 l’Agenzia delle Entrate ha inviato ai contribuenti-persone fisiche 2,1 milioni di comunicazioni di irregolarità dell’imposta sui redditi, per complessivi 4,5 miliardi. Ma i versamenti si sono fermati a quota 448 milioni (il 9,98% del contestato). Questo ha fatto poi scattare l’iscrizione a ruolo per circa 2,7 miliardi: il 61,27% dei tributi evasi.

Evadono e non pagano sia le società di persone fisiche che giuridiche

La situazione è abbastanza simile tra società di persone e capitali. Le società di persone,  risultavano aver versato spontaneamente il 60% del dovuto. La quota rimanente ha visto l’invio di 52mila comunicazioni di irregolarità, per complessivi 53 milioni di imposta: solo l’8,42% degli importi contestati, pari a 4,5 milioni, è stato però versato, tanto che il 91,83% degli importi considerati irregolari è poi stato iscritto a ruolo.

Le società di capitali, che però hanno segnato un tasso di regolarità del 93,7% rispetto a quanto dichiarato per il periodo d’imposta 2021, hanno visto contestazioni per 2,1 miliardi, ma hanno versato di questi importi solo il 9,63%.

Quasi 10 miliardi di Iva evasa mai pervenuti

Spiccano poi le irregolarità sull’Iva: l’Agenzia ha mandato 1,4 milioni di comunicazioni di irregolarità, per circa 9,6 miliardi di imposte contestate: ma di questo solo il 17,26% è stato versato (1,7 miliardi). Ma perché non si paga? Secondo la Corte dei Conti la spiegazione “altamente probabile” è la “correlazione a radicate aspettative di successive rottamazioni o al convincimento di poter eludere la successiva azione esecutiva”.

Controlli inesistenti: solo 1 su 71 finisce sotto il radar

E, se le contestazioni arrivate a buon fine (per lo Stato) non fanno paura, di certo non fa tremare i polsi degli evasori neppure il pensiero che i controllori possano suonare alla loro porta. Nel 2024, infatti, sempre secondo la Corte dei Conti, il fisco ha effettuato controlli sostanziali (quelli cioè con accessi e ispezioni che non si basano solo sui documenti cartacei) solo sull’1,4% dei contribuenti con attività imprenditoriali, autonome o professionali, 129mila “sfortunati” su una platea complessiva di 9 milioni di contribuenti. Uno su 71…

Deterrenza addio

Tanto che scrivono i giudici: “risulta dunque del tutto evidente come le probabilità di essere concretamente soggetti a controllo siano molto ridotte”, con buona pace dell’effetto deterrenza. “Il rapporto tra la numerosità dei contribuenti e il numero dei controlli effettivamente eseguiti dall’amministrazione fiscale – sottolinea la Corte – ha grande rilievo ai fini dell’effettiva deterrenza che l’azione di accertamento sostanziale esercita sul comportamento dei contribuenti medesimi: tale rapporto esprime la probabilità teorica di assoggettamento a controllo sostanziale e, specie se unito a un sistema sanzionatorio ben calibrato, può incidere in modo significativo sui comportamenti futuri”.

Chi evade di più e chi è meno controllato

Ma anche gli evasori non sono tutti uguali: il numero dei controlli per alcuni settori è stato inferiore all’1% dei soggetti, come in agricoltura (0,3%), nei servizi (0,6%), nelle attività di famiglie e convivenze come datori di lavoro di personale domestico (0,5%). Leggermente più alta la percentuale per le attività manifatturiere in generale (+2,3%), per le attività finanziarie e assicurative (2,5%), per la gestione di acqua e rifiuti (2,9%). Si fermano all’1,3% invece i controlli sostanziali per il settore della sanità e dell’assistenza sociale, all’1,4% per alloggi e ristorazione, all’1,6% per le agenzie di viaggio e i noleggi e per le attività professionali e scientifiche; all’1,7% per la fornitura di energia elettrica, per il settore delle costruzioni e per quello del commercio.

Visitato dal fisco solo 1 medico su 50

Anche qui, spiccano alcune categorie che possono dormire sonni tranquilli: per le costruzioni e intermediari del commercio la l’incidenza dei controlli ammonta a circa 1 soggetto ogni 20, che sale a 1 ogni 50 per gli studi medici e i laboratori analisi, le installazioni di impianti, gli intermediari immobiliari.

Gli strumenti ci sono, ma non si usano

Insomma, quello certificato dai magistrati contabili è un sistema al collasso, tanto che la stessa Corte fornisce all’amministrazione un’indicazione operativa: “Ancora una volta va segnalato come una maggiore frequenza dei controlli fiscali, soprattutto per i settori di attività a maggior rischio di evasione, dovrebbe integrare l’utilizzazione in chiave prima di tutto preventiva della ingente mole di dati a disposizione mediante i sistemi informativi tra i quali spiccano per rilevanza i dati contabili e descrittivi delle fatture elettroniche emesse e ricevute, i corrispettivi comunicati telematicamente e i movimenti risultanti dall’Anagrafe dei rapporti finanziari e dai pagamenti elettronici”.

Tradotto: i mezzi per scovare gli evasori ci sono, basterebbe avere la volontà di utilizzarli…