Il guru Jim Messina non basta. A Renzi mancano i volontari per la campagna del sì al referendum

Il guru della comunicazione Jim Messina, che costa circa 100mila euro alle casse del Pd, potrebbe non bastare per la vittoria del sì al referendum.

Il generale c’è e arriva direttamente dagli Stati Uniti. La tattica è impostata, con l’importazione del modello vincente di David Cameron e Barack Obama. E la determinazione è forte, perché Matteo Renzi si gioca la reputazione politica sul referendum. Ma il problema è un altro: rischiano di mancare le truppe. Perché le reclute sono restie ad accettare la battaglia. Al momento, infatti, non ci sono cifre precise sul numero di volontari per il comitato “Basta un sì”.  Insomma, il guru della comunicazione Jim Messina, che costa circa 100mila euro alle casse del Partito democratico, potrebbe non bastare. Le vittorie con i leader stranieri sono un’altra storia. In Italia servono i cari vecchi militanti: quelli che per passione scarpinano chilometri per perorare una causa. Ma nel Pd quelli sono più ricettivi alle parole dell’ex segretario Pier Luigi Bersani, che alle richieste dell’attuale leader. Anche se il presidente del Consiglio cerca di autoconvincersi con il mantra: “La sinistra è con noi”. Tanto che ha scandito: “I voti di destra saranno decisivi al referendum”.

MACCHINA FERMA – La strategia della campagna per il sì è fondata, dopo lo studio dei big data da paarte di Jim Messina, sul tradizionale porta a porta per convincere gli elettori a votare “sì”. Ma per attuare questa tecnica servono persone disposte a mettersi in gioco. “Non abbiamo un numero esatto dei volontari a disposizione, anche perché stiamo ancora facendo la formazione”, ammettono dal comitato. Quindi a poco più di due mesi la macchina non è lanciata come vorrebbe Renzi. Il tutto mentre gli avversari serrano i ranghi, superando per il momento le differenze culturali. Per far fronte al problema è stata individuata una soluzione: svolgere un’azione chirurgica su specifici territori. “Nella mappatura non ci sono solo le grandi città. Anzi, l’obiettivo è quello di raggiungere anche paesi più piccoli”, fanno sapere dal comitato.

PREOCCUPAZIONE – Un po’ di ottimismo viene sparso da Rudy Francesco Calvo, responsabile della comunicazione dei comitati “Basta un sì”. “I giovani saranno protagonisti della campagna e non solo come target. Vogliamo andare oltre i militanti del Pd, e devo dire che la cosa che sta andando oltre ogni aspettativa”, dice. L’unico dato disponibile è quello del coinvolgimento social. “Ci avviciniamo a 10mila utenti attivi. E non mi riferiscono solo ai like sulla pagina, ma all’impegno attivo per fare campagna in favore del “sì”. È un aspetto altrettanto importante”. In pubblico si continua a fare professione di ottimismo. Ma in privato la situazione appare meno rosea: i sondaggi illustrano il vantaggio del “no”, che vanterebbe un ulteriore potenziale di crescita. Fonti interne raccontano a La Notizia di un Renzi preoccupato e spesso irritato verso i parlamentari dem. In più di un’occasione ha inviato messaggi per chiedere il resoconto dell’attività sul territorio. E i risultati sono poco lusinghieri.