Il M5S lavora per abolire il Cnel. Nel mirino l’organo diretto da Treu: costa oltre 8 milioni di euro e in questa legislatura non ha presentato alcun ddl

Un disegno di legge che mira all’abolizione del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (Cnel)

Dal Pd ai Cinque stelle. Nonostante le distanze tra le due forze politiche siano siderali, entrambe ritengono doveroso abolire il Cnel. Parliamo di uno dei quattro organi ausiliari dello Stato insieme a Corte dei conti, Consiglio supremo della difesa e Consiglio di Stato. Eppure, tra questi, è l’unico che si ritrova in ogni legislatura a un passo dall’abolizione. Ci ha provato il Governo Renzi (e sappiamo tutti com’è andata a finire il 4 dicembre 2016), ci vuole riprovare oggi la maggioranza gialloverde che, conscia delle esperienze passate, sta lavorando su più riforme costituzionali scisse, di modo che nessuna rischi di essere d’intralcio alle altre.

E, tra queste, c’è anche il disegno di legge che mira all’abolizione del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, presieduto oggi da Tiziano Treu. In attesa di vedere cosa accadrà, resta una certezza: nel 2019 l’istituto ci costerà 8,3 milioni di euro. A tanto ammontano, infatti, le spese preventivate secondo quanto emerge dal bilancio di previsione 2019. Certo, parliamo di spese decisamente inferiori rispetto ai fasti di un tempo. Ma è curioso che rispetto agli stanziamenti iniziali del 2017, la spesa preventivata sia salita: dai 7,5 di allora fino appunto agli 8,3 di oggi.

Andiamo a vedere, allora, in cosa consisteranno le spese del Consiglio. La parte più esosa è ovviamente quella relativa all’amministrazione, per cui se ne andranno oltre 5 milioni. Le sole “competenze lorde fisse e continuative del Personale del Segretariato” comporteranno un esborso di 2,3 milioni di euro. Ci sono, poi, le spese previste per i servizi e le forniture per portare avanti l’attività istituzionale. Si va dai buoni pasto (80mila euro) al materiale di cancelleria (40mila euro), fino al capitolo relativo a pubblicità e comunicazione (70mila euro). Conteggiate, ovviamente, anche le canoniche spese per facchinaggio (30mila euro), prestazioni artigianali (40mila euro) e “mobili e arredi per ufficio” e alloggi per altri 30mila euro. Ma non è finita qui.

Tra le voci di spesa, infatti, spuntano anche i 400mila euro che il Cnel vuole sborsare per dotarsi della giusta manutenzione hardware e software, a cui si aggiunge la fornitura ex novo di nuovo materiale informatico, per un totale di altri 380mila euro. C’è poi il capitolo relativo ai rimborsi per i consiglieri del Cnel. Pur non prendendo da anni ormai alcuna indennità, infatti, i membri ricevono piccoli (e legittimi) contributi. Ed ecco allora 30mila euro per “spese delegazioni e viaggio, Italia ed Estero Presidente, Vice Pres. e Consiglieri”, cui si aggiungono 100mila euro per la partecipazione degli stessi “ai lavori del Consiglio” e un ulteriore fondo di 15mila euro per assistenti e personale non dirigente. Parliamo, com’è evidente, di piccole voci di spesa che tuttavia, sommate, portano alla cifra di 8,3 milioni di euro. Cifra nel suo complesso certamente non secondaria, considerando che, al di là di studi e dossier, nel corso dell’attuale legislatura il Cnel non ha presentato alcun disegno di legge.