Il Mein Kampf della discordia. Da Renzi alla Boldrini, il libro di Hitler regalato dal Giornale scatena le polemiche. E gli edicolanti decidono di non vendere

Non si placano le polemiche sulla decisione de Il Giornale di pubblicare il Mein Kampf di Adolf Hitler, il manifesto del Nazismo. Ecco cosa sta accadendo.

Non si placano le polemiche intorno alla decisione de Il Giornale di pubblicare il Mein Kampf di Adolf Hitler, il manifesto del Nazismo. Il direttore Alessandro Sallusti anche oggi ha difeso l’iniziativa: “Vero antidoto alle tossine del nazionalsocialismo”, sostiene. Ma il premier, la presidente della Camera, e numerosi esponenti della sinistra criticano la scelta editoriale che ha suscitato lo sdegno e la condanna della comunità ebraica italiana, e dell’ambasciata di Israele. “Squallido, mai più”, commenta Matteo Renzi, con un tweet. “Decisione grave, la memoria merita rispetto. La mia solidarietà a tutte le famiglie vittime dell’Olocausto”, ribadisce Laura Boldrini.

D’altronde, già la comunità ebraica aveva definito la scelta del Giornale “un’operazione indecente”, mentre l’ambasciata israeliana in Italia aveva espresso sorpresa.

Ma oggi ci si è spinti ancora più in là con le critiche. Per Emanuele Fiano (Pd), ad esempio, si tratterebbe di una strategia politica: “A Milano – scrive in una nota Emanuele Fiano, membro della segreteria del Pd – il Giornale, il principale organo di stampa a sostegno della campagna di Stefano Parisi, guarda caso proprio nei giorni del ballottaggio, sceglie di arruolare a sostegno del proprio candidato anche l’estremismo più impresentabile”. “Esiste un disegno obbrobrioso e preciso – ha aggiunto Fiano – a Milano e nel resto d’Italia, che mira a portare a votare contro i candidati del Pd tutto l’estremismo neonazista e neofascista che si può raccogliere. In qualsiasi altro Paese d’Europa questa operazione sarebbe stata considerata un’offesa insanabile alla democrazia antifascista, se non addirittura un reato”.

Altrettanto duro il commento di Piero Fassino: “Squallido e indecente riesumare persino Hitler per strizzare l’occhio all’estrema destra nelle città al voto – afferma Fassino – la verità e il dolore immane della Shoah non devono essere sporcati da un richiamo al pensiero orribile del nazismo, antistorico e anti-umano. Ed è con questi sentimenti che rivolgo il mio più affettuoso abbraccio alla comunità ebraica italiana e, idealmente, a tutti coloro che hanno pagato fino al sacrificio della vita la loro eroica opposizione al nazifascismo”. E le polemiche incendiano la campagna per il ballottaggio alla poltrona di sindaco di Milano. “È una vergogna – ha detto Giuseppe Sala, candidato per il centrosinistra – un insulto rivolto a tutti i figli e ai nipoti di quelli che hanno sofferto”. Si tratta, sottolinea Sala, di “una scelta che dà la misura di tante cose”, riferendosi in particolare al fatto che “Il Giornale, nei miei confronti, ha sempre avuto un atteggiamento totalmente negativo”.

Di tutt’altro avviso, invece, gli uomini di Forza Italia. Lucio Malan, ad esempio, scrive:”Le parole di Alessandro Sallusti ribadiscono ciò che era ben chiaro dall’inizio. La vendita del Mein Kampf è un invito a ricordare e non c’è da parte del Giornale la più lontana traccia di ostilità agli ebrei che invece trasuda da tanta sinistra. Il Pd, per nulla imbarazzato dalla glorificazione fatta a suo tempo dall’Unità, dovrebbe occuparsi di chi uccide o annuncia di voler uccidere gli Ebrei oggi, come i leader di Hamas più volte incontrati da alti esponenti del partito. E che dire del presidente iraniano Rouhani che invece è stato ricevuto dal capo del Pd e del Governo con tutti gli onori, arrivando persino a nascondere opere d’arte nazionale per non offendere il sensibile ospite che ha definito Israele un cancro”.

Certo è che, come si può vedere da questa foto, diversi edicolanti – come fu con le librerie ai tempi del volume scritto dal figlio di Totò Riina – hanno deciso di non dare il libro di Hitler. Se quella del Giornale è una decisione legittima, anche quella di non venderlo, lo è. Anche di più, visto il corso della storia.

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