Il ministro Saccomanni è pronto a lasciare. Il titolare dell’Economia rompe la tregua delle larghe intese: basta ai compromessi

Il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni passa all’attacco e minaccia le dimissioni. E lo ha fatto già sapere, seppur ancora non formalmente, direttamente al presidente del Consiglio Enrico Letta e al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Saccomanni non accetterà più altri compromessi. La situazione italiana resta drammatica con lo sforamento del tetto del 3% del rapporto Pil – deficit; ma il titolare del dicastero dell’Economia non è più disposto ad accettare le minacce di Pd e Pdl. Occorre trovare nell’immediato 1,6 miliardi per non sforare quel tetto del 3%. Poi si dovrà concordare una tregua su Iva e Imu, rinviando la questione al 2014 con la legge di Stabilità.

“Mi risulta che il ministro Saccomanni come altri di noi è molto preoccupato rispetto alla situazione della finanza pubblica italiana e alla demagogia che segna una parte della maggioranza”. Così il viceministro dell’Economia Stefano Fassina in una intervista a SkyTg24, riferendosi al centrodestra. “Purtroppo – ha aggiunto – siamo in una situazione in cui la coperta non è corta, è cortissima”.

“L’invito che rivolgo – ha proseguito – è quello di confermare l’eliminazione dell’Imu per il 90% delle famiglie e lasciarla sul 10% delle abitazioni di maggior valore”, quelle sulle quali si paga “mille euro o più”. “Così recuperiamo un miliardo”. “La seconda rata dell’Imu deve essere ancora definita – ha continuato -. Se soltanto il 10% la paga, troviamo le risorse per evitare l’aumento Iva e per intervenire sull’Imu su capannoni e imprese”.

A proposito del rischio di crisi col centrodestra, ha spiegato: se cade il Governo “rischiamo seriamente di tornare al novembre 2011, di bruciare i sacrifici fatti e il commissariamento della trojka. Invito chi, anche nel mio partito, anche per esercizio congressuale, continua ad attaccare il governo, ad essere un po’ più consapevoli della situazione”. “Noi – ha puntualizzato – non vogliamo l’aumento dell’Iva e siamo convinti che vada evitato. Ma bisogna fare delle scelte. Nei prossimi mesi – ha spiegato – serviranno un miliardo per evitare l’aumento dell’Iva, 2,4 per evitare la seconda rata dell’Imu, 1,6 miliardi per tornare sotto il tetto del 3%, e altre risorse per le missioni internazionali e per rifinanziare la cassa integrazione in deroga”.

Dal capogruppo alla Camera Pdl Renato Brunetta finora, ha sottolineato Fassina, sono arrivate “solo chiacchiere”. “Presenti un emendamento – ha sfidato il viceministro – lo faccia validare dall’ufficio finanze e noi lo valuteremo”.

In ogni caso, ha concluso, in caso di crisi di Governo, “bisognerebbe fare di tutto per fare un Governo che vari legge elettorale e la legge di stabilità”. Per Fassina dovrebbe essere ancora un esecutivo guidato da Enrico Letta e che si potrebbe fare anche con l’appoggio dei grillini “che non giocano allo sfacio del Paese come il loro leader”.