Il nuovo appello di Amato su Ustica: “Chi sa parli ora”

Con un nuovo intervento Giuliano Amato spiega la sua intervista sulla strage di Ustica: "Bisogno di verità, chi sa parli ora".

Il nuovo appello di Amato su Ustica: “Chi sa parli ora”

“Chi sa parli ora”: è questo il senso dell’intervista rilasciata da Giuliano Amato, ex presidente del Consiglio, negli scorsi giorni sulla strage di Ustica. Sempre su la Repubblica, Amato in un intervento spiega la motivazione delle sue dichiarazioni, parlando di “bisogno di verità”.

In un’intervista pubblicata sabato, Amato ribadiva l’ipotesi di un missile francese che ha abbattuto il Dc9 dell’Itavia nel 1980, uccidendo 81 persone. L’intenzione di Amato è quella di sollecitare la verità, secondo quanto spiega lo stesso ex presidente del Consiglio.

L’appello di Amato su Ustica: chi sa parli ora

Amato spiega il senso della sua intervista, ribadendo il messaggio: “Chi sa parli ora”. L’ex presidente del Consiglio scrive: “Questo il senso dell’appello rivolto ai testimoni reticenti, gli ultimi sopravvissuti di una generazione che si sta estinguendo (ma curiosamente mi è stato chiesto anche dalla premier di produrre nuove prove)”.

L’intervento di Amato nasce dal fatto che dopo l’intervista “una domanda è circolata insistentemente nei giornali, in tv, sui social: perché proprio ora? Ma se la domanda è lecita per definizione, sono risultate sorprendenti alcune delle risposte che attribuiscono all’intervistato strategie di ogni genere, dall’urgenza di una nuova verginità politica al desiderio di carriera quirinalizia mai esausta, dalla volontà di guastare i rapporti già fragili con la Francia all’impulso distruttivo verso il governo della destra”.

L’ex presidente del Consiglio spiega: “Dispiace mettere fine a queste congetture di sicuro fascino romanzesco, ma la verità è molto più banale: le interviste nascono pensate che bizzarria! perché c’è un giornale che le chiede, un direttore che le sollecita, una giornalista che ci lavora sopra”.

Così “ne è scaturito un racconto storico che non aspirava a rivelare segreti sconosciuti come è detto chiaramente nell’articolo ma ad avvalorare una ricostruzione che è custodita in centinaia di pagine scritte dai giudici, nelle svariate perizie, anche nelle inchieste di giornalisti bravi come Andrea Purgatori, ma che si è dovuta arrestare davanti a più porte chiuse”.