Il Papa in Calabria scomunica la ‘ndrangheta

dalla Redazione

Nella messa a Sibari, davanti a oltre 200mila persone, Papa Francesco si scaglia duramente contro le cosche: la ‘ndrangheta è “l’adorazione del male” e tutti gli affiliati sono scomunicati. “‘È disprezzo del bene comune. Questo male va combattuto, va allontanato, bisogna dirgli di no”. L’attacco ai mafiosi di Sibari segue quello della mattina, durante la visita a Cassano e al carcere di Castrovillari, dove ha incontrato le nonne di Cocò Campolongo, il bimbo di 3 anni ucciso e poi bruciato: “Mai più. Mai più atrocità sui bambini, mai più vittime di ‘ndrangheta”, ha sussurrato alle due donne.

C’erano i disabili e non le autorità, in prima fila sotto al palco della grande spianata nell’area turistica di Sibari che ha ospitato la messa. Oltre duecentomila fedeli hanno aspettare per ore sotto al sole, coprendosi con ombrelli colorati che disegnano un altro tsunami, quello colorato dell’entusiasmo.

Ma la giornata del pontefice era iniziata molto prima. Ai 140 detenuti ha espresso la “vicinanza del Papa e della Chiesa” perché, ha sottolineato, resti alta l’attenzione sul tema “del rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo e l’esigenza di corrispondenti condizioni di espiazione della pena”. Bergoglio ha chiesto loro un percorso verso “l’incontro con Dio” che, ha aggiunto “ci prende per mano e ci riporta nella comunità sociale”. Sul tema del reinserimento i richiami sono stati duri: “Quando questa finalità viene trascurata, l’esecuzione della pena degrada a uno strumento di sola punizione e ritorsione sociale, a sua volta dannoso per l’individuo e per la società”.

Per tutta Cassano, la visita di Bergoglio è stata uno “tsunami di grazia”, come riportava uno dei tantissimi striscioni colorati appesi ai balconi. Cantavano di gioia gli scolari dagli spalti dello stadio, piangevano gli ammalati terminali dell’Hospice “San Giuseppe Moscati”. E lungo il percorso nel paese i negozi sono rimasti aperti “perché sarebbe sembrato inospitale lasciare le saracinesche abbassate”. La gente qui è stordita dalla scelta di un pontefice di arrivare proprio nella più piccola delle diocesi calabresi. E lo è ancora di più nel sentire che l’intero percorso è stato studiato per incontrare la gente semplice e quella che soffre.

E’ tutto un viaggio che richiama l’attenzione sui temi degli emarginati. Dopo il carcere, il Papa atterra in elicottero allo stadio di Cassano e poi visita la struttura specializzata nella terapia del dolore. Qui le parole del pontefice sono proprio per chi vive lo stadio finale dell’esistenza: “Quando sembra che non c’è più nulla da fare c’è ancora tanto da fare” dice al primario. Poi scambia lo zucchetto bianco con quello che gli regala un paziente e scatta una foto con un altro che oggi festeggia l’onomastico.

La grande folla aspetta invece il passaggio della papamobile sulle strade fino alla cattedrale, dove c’è l’incontro con il clero diocesano. Sono i confratelli di padre Lazzaro Longobardi, il sacerdote ucciso a sprangate nei mesi scorsi per una questione di denaro, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti. Mentre passa in auto, Bergoglio compie un fuori programma proprio per fermarsi a pregare sulla stele posta nel luogo del delitto. “Nel silenzio della preghiera Gesù ci fa vedere se stiamo lavorando come buoni operai, oppure forse siamo diventati un po’ degli impiegati”, ha ricordato ai preti il Papa, ribadendo l’importanza di non mettere al centro se stessi perché altrimenti “al posto di essere canali diventiamo schermi che non aiutano l’incontro con il Signore, con la luce e la forza del Vangelo”.

Nella giornata calabrese che Bergoglio affronta a passo spedito, procedendo addirittura in anticipo rispetto al serrato calendario degli impegni, c’è posto poi per altri due incontri. Il primo è con i poveri, che pranzano con lui a base di prodotti tipici ma cucinati in modo semplice. L’altro con gli anziani, ospiti della Casa Serena, alle porte del paese.