Il Parlamento Ue guarda a destra. Ecco le proiezioni sui seggi: a FdI 27 eletti, 9 alla Lega, 6 a FI. Poi 19 Pd e 15 M5S. Senza quorum la sinistra, Calenda e tutti gli altri

Il Parlamento Ue guarda a destra. Ecco le proiezioni sui seggi: a FdI 27 eletti, 9 alla Lega, 6 a FI. Poi 19 Pd e 15 M5S.

Il Parlamento Ue guarda a destra. Ecco le proiezioni sui seggi: a FdI 27 eletti, 9 alla Lega, 6 a FI. Poi 19 Pd e 15 M5S. Senza quorum la sinistra, Calenda e tutti gli altri

Con l’avvicinarsi delle elezioni per il Parlamento europeo rimane in campo un serio problema per alcuni partiti italiani: entrarci. Ieri Europe Elects, il più importante studio sui sondaggi esistenti in vista delle urne per Bruxelles, ha pubblicato la proiezione dei seggi sulla base delle attuali intenzioni di voto, così da cominciare a immaginare il Parlamento che verrà.

Il gruppo più grande, come quasi sempre dalle ultime elezioni, è il Partito popolare europeo (PPE) di centro-destra con 160 seggi, un plus di tre seggi rispetto al mese precedente. Sono seguiti dal loro concorrente più vicino, l’Alleanza progressista di centro-sinistra tra socialisti e democratici (S&D), che ha 146 seggi, aggiungendo pure in questo caso tre seggi da luglio. Il terzo gruppo centrista, il liberale Renew Europe (RE) rispetto ai mesi precedenti perde un seggio, assestandosi a 89 eurodeputati. Questi tre partiti, che formano una coalizione informale al Parlamento Ue hanno ora 395 seggi su 705, una comoda maggioranza assoluta.

I conservatori e i riformatori europei (ECR) dovrebbero avere 82 seggi, gli stessi del mese precedente, e Identity and Democracy (ID) guadagna un seggio, fino a 73: il loro quinto guadagno consecutivo e un aumento di dieci seggi da marzo. A sinistra, si prevede che i Verdi/Alleanza libera europea (G/EFA) porteranno a casa 52 seggi, tre in più rispetto al mese scorso, mentre il gruppo di sinistra al Parlamento europeo – GUE/NGL (SINISTRA) subisce la sua terza grande perdita consecutiva e ora si prevede che avrà appena 38 seggi, con un calo di ben sette posti.

In Italia a oggi sarebbero 27 i seggi conquistati da Fratelli d’Italia nel gruppo dei conservatori (ECR). Solo la Polonia, oltre al nostro Paese, è lo Stato in cui il gruppo europeo dei conservatori risulta il più rappresentato a livello nazionale. Diciannove sono i posti nel gruppo S&D, che a oggi guadagnerebbe il Partito Democratico, seguito dai 15 eurodeputati del Movimento Cinque Stelle. La Lega di Matteo Salvini al momento si fermerebbe a 9 europarlamentari (per il gruppo ID) mentre sarebbero solo 6 i seggi che Forza Italia porterebbe in dote al PPE.

Niente centro

Secondo queste proiezioni, per la terza volta consecutiva nessun partito affiliato al gruppo liberale entrerebbe in Parlamento. L’ultimo partito iscritto ad ALDE/RE a farcela tramite elezioni (e non adesioni successive) è stato Italia dei Valori, nel 2009. La forza elettorale minima del cosiddetto Terzo polo dei liberali italiani, ora frazionata nel dissidio tra i due capipopolo Renzi e Calenda, scompare in Europa. L’unica speranza per Calenda è di riuscire a ottenere un “passaggio” dal Pd, come già avvenne nel 2019.

Ma è difficile che con la nuova segretaria Schlein ricaschi nell’errore di Enrico Letta. Secondo le proiezioni di Europe Elects, per la quarta volta consecutiva non toccherebbe palla neppure alcun partito affiliato al gruppo verde. L’ultimo partito iscritto ai Verdi ad entrare in Parlamento tramite elezioni è stata la Federazione dei Verdi nel 2004, guidati da Pecoraro Scanio. Anche in questo caso solo il Pd potrebbe farsi carico di qualcuno dei Verdi (che alle politiche si sono presentati in coalizioni proprio con i dem).

Niente da fare anche a sinistra (escludendo il Pd): secondo le proiezioni Europe Elects, per la seconda volta consecutiva nessun partito di sinistra entrerebbe nell’Europarlamento. L’ultimo a riuscirci fu L’Altra Europa con Tsipras, nel 2014. In ogni caso, il nuovo Parlamento europeo si prospetta sempre di più a destra. Ora resta da vedere se – com’è nei piani della Meloni – sarà abbastanza per costruire una nuova maggioranza tra popolari e sovranisti, escludendo per la prima volta i socialisti.