Il patriarcato è di casa nella cultura delle destre

In principio fu il bunga bunga. Ma sul femminicidio di Giulia i sovranisti danno sfoggio della propria natura.

Il patriarcato è di casa nella cultura delle destre

Ma questo governo è maschilista? Si potrebbe, ad esempio, ripercorrere alcuni episodi solo di questi ultimi giorni per provare a farsi un’idea partendo dalle parole e dalle azioni dei membri di una maggioranza che sostiene un governo presieduto da una presidente del Consiglio che pretende di essere chiamata “il” presidente del Consiglio. Prima c’è stato il consigliere regionale veneto tesserato nella Lega di Salvini, Stefano Valdegamberi, che invitava i magistrati a indagare la sorella di Giulia Cecchettin, la giovane ragazza uccisa dal suo ex fidanzato, sostenendo che che le dichiarazioni di Elena e la sua lettera in cui accusa la cultura patriarcale “hanno sollevato dubbi e sospetti che spero i magistrati valutino attentamente.

In principio fu il bunga bunga. Ma sul femminicidio di Giulia i sovranisti danno sfoggio della propria natura

Mi sembra un messaggio ideologico, costruito ad hoc, pronto per la recita”. Poi c’è stata la deputata leghista Simonetta Matone che ospite in una trasmissione televisiva ha raccontato di non avere mai incontrato durante la sua carriera in magistratura “soggetti gravemente maltrattati e gravemente disturbati che avessero però delle mamme normali”. Insomma, gli uomini uccidono le donne per colpa delle donne. Un capolavoro. Poi abbiamo scoperto che il ministro all’Istruzione Giuseppe Valditara si avvale della collaborazione di Alessandro Amadori, teorico del maschicidio in un Paese dilaniato dai femminicidi.

Amadori ha scritto un libro in cui negava la violenza maschile e sosteneva tesi cospirazioniste sul tentativo delle donne di dominare i maschi. Ieri abbiamo scoperto che Amadori già nel 2018 per la casa editrice Licosia, aveva dato alle stampe un piccolo saggio di una novantina di pagina dal titolo inequivocabile: Il diavolo è (anche) donna. A oggi non si è ancora dimesso affidandosi ala protezione del ministro. L’altro ieri è stato il turno di Roberto Feola, consigliere comunale di Fratelli d’Italia a Fiumicino che ha spiegato il suo punto di vista sulla parità di genere durante una seduta ufficiale del consiglio comunale avvenuta ieri in occasione del delitto di Giulia Cecchettin uccisa dal suo fidanzato e delle polemiche seguite alle frasi di Massimiliano Catini, anche lui consigliere di centrodestra a Fiumicino, che aveva intimato a una collega dell’opposizione di stare “a cuccia e di tacere”.

“Io ho due figlie femmine ma non ho insegnato loro che il patriarcato è una malattia perché non è una malattia”, ha detto Feola di fronte ai suoi colleghi. È di ieri anche la notizia della condanna al risarcimento di 25mila alla modella Ambra Battilana della storica “voce” di Forza Italia Emilio Fede. Secondo il tribunale di Milano Battilana va risarcita perché vittima “sia pure con più subdole modalità, di violenza contro le donne”. I fatti risalgono al 2010 quando Fede, ai tempi direttore del Tg4, offrì a delle ragazze 3mila euro alla settimana per il ruolo di “meteorine” all’interno del suo telegiornale.

Il giorno dopo arriva subito l’invito a una cena ad Arcore per il famoso bunga bunga dove altre ragazze si fanno toccare e toccano, una si ritrova nuda perché le si apre il vestito nella lap-dance, a tavola viene passata una statuetta con un pene enorme. Battilana rifiuta di concedersi e viene rimproverata da Fede che la rispedisce a casa. Nel 2019 Emilio Fede venne condannato per induzione alla prostituzione. Ieri è stato condannato anche in sede civile dove il giudice ha riconosciuto “il turbamento emotivo subìto” da Battilana per “la consapevolezza di essere stata “adescata” per un presunto casting presso Mediaset”, e “la forte delusione nel prendere atto che la sua bellezza e l’aspirazione di successo come modella fossero state sfruttate da persone amorali per turpi finalità, che l’avrebbero deprivata della propria personalità e ridotta a donna-oggetto: un ulteriore meschino episodio, sia pure con più subdole modalità, di violenza contro le donne”. È quasi pleonastico ricordare le tesi del generale Roberto Vannacci (corteggiato dai partiti di governo) sulle donne. E questi sono solo i casi delle ultime ore.