Dalle minacce alla promozione nel poltronificio Pd spunta Ruberti

Il Pd è un poltronificio. Dalle minacce alla promozione, spunta di nuovo Ruberti

Dalle minacce alla promozione nel poltronificio Pd spunta Ruberti

“Inginocchiati o ti sparo”, queste furono le parole shock che lo scorso agosto costrinsero alle dimissioni Albino Ruberti, capo di gabinetto di Roma e braccio destro del sindaco Roberto Gualtieri. Lo stesso personaggio che oggi sembra stia per essere ripescato, dopo alcuni mesi di silenzio, per essere nominato al vertice di Risorse per Roma, società in house di Roma Capitale, che da anni si occupa della pianificazione, progettazione e trasformazione del territorio capitolino, supportando i progetti della direzione edilizia del dipartimento urbanistica.

Poltronificio Pd? Così almeno sembra. Il possibile incarico, dopo il caos scaturito dalle dimissioni di Ruberti, al tempo richieste a gran voce dal Movimento 5 Stelle e dalla Lega, oggi fa infuriare le opposizioni. “Apprendiamo che il sindaco Gualtieri starebbe pensando di conferire la carica di amministratore unico di Risorse per Roma ad Albino Ruberti”, scrivono in una nota i gruppi consiliari capitolini Movimento 5 Stelle e Lista Civica Raggi, “una notizia che, se confermata, rappresenterebbe la palese riprova dell’enorme incoerenza del Partito Democratico e del fatto che non cambi mai”.

Lo scorso agosto, infatti, la stessa direzione nazionale dem aveva commentato quanto accaduto come un episodio gravissimo che non sarebbe potuto restare senza conseguenze. “Come può Gualtieri”, si chiedono M5S e LCR, “permettere che Ruberti torni ad assumere un ruolo così importante dopo aver accettato le sue dimissioni da capo di gabinetto e aver così riconosciuto la gravità di quella condotta? Vedremo se quanto riportato corrisponderà al vero. Sta di fatto che questa amministrazione”, concludono, “farebbe bene a prestare maggiore attenzione alle tante criticità irrisolte che affliggono la nostra città piuttosto che elaborare strategie per consentire un ritorno di cui nessuno avverte la necessità”.

Il caso Ruberti era nato con un video pubblicato da Il Foglio con protagonisti Ruberti, appunto, Vladimiro De Angelis, ex assessore regionale, un certo Adriano, collaboratore dell’ex assessore, e Sara Battisti, consigliera regionale e compagna di Ruberti. Nel video in questione la reazione dell’ex capo staff di Gualtieri è a dir poco incontrollata: urla, grida, minacce di morte, toni che si fanno sempre più accesi e che, in verità, forse non sorprendono visto il soprannome che già al tempo, a causa del noto temperamento veemente, gli era stato affibbiato: Rocky.

Diverbio shock

“Me te compro…?”, si sente, “Sto pezzo de m… Deve venire qui a chiedermi in ginocchio pietà, adesso, se deve inginocchia’ e chiede scusa. Vi sparo! T’ammazzo!”.

La gravità del diverbio, che al tempo Ruberti aveva circoscritto a motivazioni calcistiche, era stata accertata praticamente da tutti, eccetto che dal diretto interessato che nella lettera di dimissioni non si scusava per quanto accaduto ma, semplicemente, si limitava a dire che rinunciava al suo ruolo per “evitare strumentalizzazioni” visto che l’episodio si poteva ridurre a un “litigio verbale durante una cena privata che nulla aveva a che vedere con il mio ruolo istituzionale”.

Fatto sta che adesso, quel Ruberti lì, che sbraitava e minacciava con furia, a nemmeno un anno di distanza dai fatti, potrebbe rientrare in campo alla grande con una posizione di primo piano, con l’avallo di Gualtieri che al tempo, invece, aveva dichiarato che le frasi contenute nel video erano “gravi” e “non appropriate” a chi ricopre un incarico di quella delicatezza. Probabilmente le cose oggi sono due: o Gualtieri si è dimenticato cosa ha fatto Ruberti oppure non reputa quello di ad di Risorse per Roma un ruolo sufficientemente delicato.