di Stefano Sansonetti
Dalle parti del Pd, non ci piove, la dimestichezza con lo strumento giuridico della fondazione è massimo. Si pensi soltanto alla sistemazione dell’immenso patrimonio immobiliare ereditato dall’ex Pci. Adesso ci si mette pure il decreto sulla presunta cancellazione del finanziamento pubblico ai partiti, nella parte in cui cerca di incentivare la partecipazione alle scuole di partito attraverso la detrazione del 75% delle spese sostenute dai privati per frequentarne i corsi. Ebbene, nel decreto non c’è un riferimento preciso, ma basta andare sul sito del Pd per rendersi conto di come il partito stia lavorando a un piano per rendere stabile la formazione. E, chissà, anche gli incassi che ne derivano. Lo strumento si chiama “fondazione di partecipazione”, che dovrebbe essere fondata dallo stesso Pd e avere tra i suoi sostenitori e aderenti proprio allievi e relatori. Chissà, magari il piano potrebbe anche essere inserito in un emendamento ad hoc al decreto. Di sicuro la fondazione continua a esercitare un grande fascino quando si tratta di amministrare il patrimonio e le attività del partito, soprattutto dopo il suo massiccio utilizzo nel passato da parte di Ugo Sposetti, ex tesoriere dei Ds.