Il Pd rompe le righe, ora Letta si sfila l’elmetto. L’ex premier ora si aggrega al fronte pacifista che esprime dubbi sulle posizioni di Nato e Usa

Il leader del Pd Enrico Letta ora si aggrega al fronte pacifista che esprime dubbi sulle posizioni di Nato e Stati Uniti.

Tra le forze politiche, dopo oltre due mesi di conflitto in Ucraina, si allarga la discussione su cosa Roma possa fare per agevolare un processo negoziale, anche marcando alcune differenze rispetto alla posizione di Stati Uniti e Regno Unito.

Letta ora si aggrega al fronte pacifista che esprime dubbi sulle posizioni di Nato e Stati Uniti

I primi a sollevare il problema sono stati i pentastellati guidati da Giuseppe Conte beccandosi l’accusa di essere anti-atlantisti. “Mai messa in discussione l’alleanza atlantica – ha detto il leader M5S – il tema è la postura al suo interno, che qualifica l’Italia: va a rimorchio o è partner e può dare un contributo?” Adesso al partito che all’escalation militare vuole opporre un’escalation diplomatica si iscrive anche il segretario del Pd, Enrico Letta.

Alla vigilia del viaggio di Mario Draghi negli Stati Uniti per riaffermare la storica amicizia e il forte partenariato tra Roma e Washington, Letta si aggrega al fronte ‘pacifista’ che spinge per una soluzione negoziale alla guerra Mosca-Kiev e comincia ad esprimere perplessità proprio sulla posizione di Nato e Usa. “è l’ora del cessate il fuoco, della tregua, della pace. Sapendo che l’aggressore è uno e uno solo: Putin. Va fermato, fiaccato, spinto alla pace”, dichiara Letta in un’intervista al Corriere della Sera.

Per “fiaccare” il presidente russo, il numero uno del Pd propone che cinque grandi Paesi, Italia, Francia, Germania, Spagna e Polonia si muovano ora, uniti per la pace. Andare prima a Kiev e poi incontrare Putin: “Non dobbiamo farci guidare dagli Usa, l’Europa è adulta. Questa guerra è in Europa e l’Europa deve fermarla. Sarebbe sbagliato firmare la pace negli Usa, come fu per l’ex Jugoslavia”. Letta definisce“fuori luogo le uscite di Boris Johnson, quando dice che la guerra va portata sul territorio russo”.

Insomma, dopo un primo momento in cui il Pd sembrava aderire in maniera spassionata alle posizioni atlantiche, il segretario aggiusta la rotta. Ad anticiparlo era stato il dem Graziano Delrio. Che alla Stampa ha detto che “è il disarmo l’unica logica”. Per Delrio invece “le parole spese dall’Inghilterra o da chi pensa che la pace consista nel piegare Putin mostrano una grande irresponsabilità. Gli americani dovrebbero stare attenti a non usare questi toni”.

A Biden “Draghi dovrebbe dire questo e anche che l’Italia fa la sua parte, ma vuole promuovere, come diceva Moro nel 1975, un quadro di sicurezza in cui l’Europa sia protagonista, senza delegarlo alla Nato”. Una posizione subito avallata da Matteo Salvini: “Biden abbassi i toni, basta guerra”. Mentre a sinistra Federico Fornaro di Leu ha sostenuto che “la Nato non può sostituirsi alla politica e alle istituzioni europee”.

In particolare sotto i riflettori è finita l’intervista del segretario generale della Nato Jens Stoltenberg in cui questi ha affermato che non sarà mai accettata “l’annessione illegale della Crimea” da parte di Mosca. Postilla: c’è da dire, a conferma del suo atteggiamento eternamente altalenante, che ieri Letta ha difeso le esternazioni di Stoltenberg.

Il segretario del Pd ha parlato di “colossale opera di disinformazione” in atto, evidenziando su twitter un altro passaggio della sua intervista: “Saranno il Governo e il popolo ucraino a decidere in maniera sovrana su una possibile soluzione di pace”. Poi l’intervista al Corriere in cui ha riposizionato il partito sulle posizioni pacifiste del Papa.