Il peso politico di Di Maio se fondasse un suo partito varrebbe quasi il 10%. Sondaggio Lab2101 per La Notizia. L’83% dei consensi arriverebbe dai 5S

Aspettando che gli Stati Generali riscrivano la geografia interna del Movimento 5 Stelle, a cominciare dalla nuova leadership, monocratica o collegiale che sia, sembrano, almeno per ora, tramontate le due ipotesi che per settimane, se non addirittura per mesi, hanno riempito pagine e pagine di giornali. Quella della nascita di un possibile partito guidato dal premier Giuseppe Conte e, a seguire, l’idea di un nuovo soggetto politico, figlio della scissione grillina, capeggiato dal duro e puro Alessandro Di Battista. Accantonate entrambe, La Notizia ha provato ad immaginare una terzo scenario. E se un partito lo fondasse l’ex capo politico M5S Luigi Di Maio?

Sia chiaro: al momento non è un argomento sul tavolo né l’ipotesi è stata in alcun modo avvalorata dal diretto interessato. Prendiamola, piuttosto, come una provocazione che abbiamo misurato con il sondaggio realizzato da Lab2101 per il nostro giornale. Con un risultato interessante: un eventuale nuovo partito a guida Di Maio otterrebbe il 9,2 per cento di consensi. Secondo Roberto Baldassari, Direttore generale Lab2101 e professore di strategie delle ricerche di opinione e di mercato Universitas Mercatorum, “la soglia di voti che inizia ad essere significativa – anche in vista di una nuova legge elettorale – potrebbe essere intorno al 4/5 per cento. Che sarebbe di gran lunga superata dall’eventuale nuovo partito di Di Maio”.

Secondo il sondaggio, “la squadra del Ministro farebbe un salto in avanti rispetto ad un qualsiasi partito nascente ma allo stesso tempo andrebbe ad indebolire notevolmente, per non dire decretarne la morte, l’attuale Movimento 5 Stelle. Perché è proprio da quel bacino che proverrebbero oltre l’80 per cento degli elettori di Di Maio”. Il 9,2 per cento che l’ipotetico partito del ministro degli Esteri raccoglierebbe, assorbirebbe infatti l’83,5% per cento dagli elettori M5S. Ma non solo: dall’elettorato del centrosinistra arriverebbe in dote un altro 10,4, di cui l’8,3 direttamente dal Pd. Solo per il 4,2%, invece, il partito di Di Maio pescherebbe nel bacino del centrodestra.

“Luigi Di Maio, sta diventando, quindi, una figura trasversale – secondo i dati di Lab2101 -. Infatti, pesca bene sia nell’elettorato femminile (47,6%) che in quello maschile (52,4%). Ma non solo. è importante valutare anche le fasce d’età. Oltre l’85 per cento degli elettori di Di Maio sarebbero over 35 mentre circa il 22 per cento under 35. Il che significa che ha una personalità politica da non sottovalutare. Perché nonostante la giovane età, il ministro, pur non avendo alle spalle una carriera politica salda e di lungo corso, è riuscito ad affermarsi bene nell’immaginario dei 35-54enni ma soprattutto degli over 55”.

Ma come ci è riuscito? Grazie e soprattutto all’attività istituzionale che sta svolgendo. Non è da sottovalutare, poi, il referendum costituzionale di metà settembre. Il sì al taglio dei parlamentari è un risultato portato a casa da Di Maio in un momento in cui i pentastellati sul territorio vivono difficoltà e divisioni. Come se l’elettorato del Movimento avesse trovato nella sua figura un punto di riferimento e di nuova unità. “In una ipotetica nuova scacchiera – secondo Baldassari – la Lega, il Pd e Fratelli d’Italia manterrebbero la loro posizione, guadagnando, forse, qualche punto dallo sgretolamento del Movimento. Allo stesso tempo nel partito di Di Maio convoglierebbero la maggior parte degli elettori M5S. Il risultato sarebbe il posizionamento come quarto partito, di gran lunga avanti a Forza Italia e Italia Viva, ago della bilancia negli scenari politici del Paese”.

Conti alla mano, insomma, un ipotetico partito di Di Maio sarebbe competitivo pure rispetto ad un altrettanto ipotetico partito di Conte. “Un partito guidato dal premier, otterrebbe circa il 12 per cento dei consensi. Uno scarto minimo soprattutto se si considera che Di Maio è reduce dal fallimento del governo gialloverde di cui si è assunto la responsabilità davanti al Movimento – conclude il dg di Lab2101 -. Ciononostante ne è uscito vincitore grazie al successo del referendum”.