Il Pil diventa un po’ illegale

di Marcello Di Napoli

Traffico di sostanze stupefacenti,  prostituzione e contrabbando. Non sono reati contestati da un pubblico ministero stavolta, bensì ulteriori elementi per il calcolo del Pil in tutti i paesi dell’ Ue. Ad averlo annunciato è l’Istat e la novità sarà inserita a partire dal 2014 nei conti, in coerenza con le linee Eurostat. La misurazione di queste attività, fa sapere l’istituto, è molto difficile, per l’ovvia ragione che si sottraggono a qualsiasi forma di rilevazione. Fra l’altro lo stesso concetto di attività illegale può prestarsi a diverse interpretazioni e per garantire la massima comparabilità tra le stime prodotte dagli stati membri, Eurostat ha fornito linee guida ben definite.  Quindi viene almeno circoscritto il range per mettere a punto una stima del peso di quest’area. A riguardo può essere utile ricordare come l’Istat già inserisca nel Pil il sommerso economico, che deriva dall’attività di produzione di beni e servizi che, pur essendo legale, sfugge all’osservazione diretta in quanto connessa al fenomeno della frode fiscale e contributiva. Tra le novità che riguardano invece il modello Sec2010, rientrano le spese per ricerca e sviluppo e per armamenti.

Queste saranno classificate nella spesa per investimenti, determinando un effetto positivo sul Pil. Per la ricerca, anche la componente relativa alla spesa delle amministrazioni pubbliche, “benché già contabilizzata quale domanda finale in quanto parte dei consumi intermedi e quindi della produzione di servizi a uso della collettività, avrà comunque un effetto positivo sul valore aggiunto, pari all’ammortamento dello stock di capitale di R&S che contribuisce, per definizione, a tale aggregato”. Enrico Giovannini, ex ministro del Lavoro ed ex presidente dell’Istat, ha commentato dicendo che si tratta di “un passo utile e importante per i conti nazionali sempre più rappresentativi dell’effettiva attività produttiva di un Paese, ivi compresa quella, purtroppo, illegale”. Stupefatta, invece, la reazione del senatore Carlo Giovanardi, secondo il quale “quando si va sul piano dell’illegalità si possono fare solo dei calcoli presunti” e “c’è il rischio di incorrere nella balla colossale dei 60 miliardi di euro che ci costerebbe ogni anno la corruzione.