Il procuratore nazionale antimafia Melillo bacchetta la maggioranza sulle modifiche al sequestro di telefoni e PC: “Avranno un impatto disastroso sulle indagini sulla mafia”

Il procuratore nazionale antimafia Melillo bacchetta le destre sulle modifiche al sequestro dei telefoni: "Impatto disastroso sulle indagini"

Il procuratore nazionale antimafia Melillo bacchetta la maggioranza sulle modifiche al sequestro di telefoni e PC: “Avranno un impatto disastroso sulle indagini sulla mafia”

La proposta di riforma del codice di procedura penale in materia di sequestro di dispositivi elettronici e dati digitali rischia di compromettere seriamente l’efficacia delle indagini contro la criminalità organizzata. A lanciare l’allarme è il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Giovanni Melillo, intervenuto in audizione davanti alla Commissione Giustizia della Camera, nell’ambito dell’esame della proposta di legge già approvata dal Senato.

Secondo Melillo, il testo introduce “pesanti limitazioni nell’efficacia delle indagini sulla criminalità mafiosa”, al punto da poter avere un “impatto disastroso” sugli strumenti attualmente a disposizione della magistratura. Il cuore della critica riguarda la nuova procedura prevista per il sequestro e l’acquisizione dei dati contenuti in dispositivi informatici e memorie digitali, un ambito sempre più cruciale nelle inchieste di mafia e terrorismo.

Il procuratore ha denunciato la complessità dell’impianto normativo proposto, paragonandolo a “una sovrabbondanza di forme tipiche del Barocco”, e ha sottolineato come la nuova architettura procedurale rischi di minare anche la cooperazione internazionale: “La capacità di intervento tempestivo, richiesta dalle convenzioni internazionali, sarà pesantemente compromessa”, ha spiegato.

Il procuratore nazionale antimafia Melillo bacchetta la maggioranza sulle modifiche al sequestro di telefoni e PC: “Avranno un impatto disastroso sulle indagini sulla mafia”

Ma è soprattutto sul piano dell’utilizzabilità delle prove che si concentrano le preoccupazioni. Il provvedimento prevede che i dati acquisiti siano impiegabili solo in procedimenti relativi a reati per cui è previsto l’arresto in flagranza. Una clausola definita “inaccettabile”, perché contraria alle esigenze concrete delle indagini e, secondo Melillo, già rifiutata dal sistema penale internazionale.

Il rischio concreto, ha proseguito il procuratore, è che non si possano più utilizzare elementi fondamentali d’indagine in reati gravi come il traffico illecito di rifiuti, la detenzione di materiale pedopornografico, i casi di revenge porn, l’accesso abusivo a sistemi informatici, il riciclaggio e, soprattutto, in tutti quei delitti commessi per agevolare associazioni mafiose.

“Si tratta di un arretramento pericoloso dell’azione di contrasto alla criminalità mafiosa, in spregio all’impegno prioritario di non indebolire gli strumenti investigativi”, ha concluso Melillo, auspicando un ripensamento del testo per garantire l’efficacia dell’attività giudiziaria in uno dei settori più sensibili della giustizia penale.