Il prossimo Governo può attendere. Nelle Spa di Stato conta sempre Renzi. Che arrivi la Lega o i 5 Stelle, i vertici delle società strategiche non cambieranno prima del 2020

Il prossimo Governo può attendere. Nelle Spa di Stato conta sempre Renzi. Che arrivi la Lega o i 5 Stelle, i vertici delle società strategiche non cambieranno prima del 2020

Per almeno un anno e mezzo, se non due, non li toccherà nessuno. Neanche ipotizzando un Governo grillo-leghista, con la sua voglia di rivoluzionare lo status quo. La realtà è che c’è un’impalcatura di potere, soprattutto nelle più importanti società pubbliche, destinata a sopravvivere a eventuali scossoni. Anzi, per qualcuno destinata a smorzare l’intensità degli stessi scossoni. Si tratta di manager di vertice (e ufficiali di complemento) figli dell’era renziana, che ha avuto un orecchio particolarmente attento a fette di centrodestra. A ben vedere è possibile dividere queste società, i cui consigli scadranno tra il 2019 e il 2020, per il grado di “renzismo” o di “larghe intese” che le contraddistingue. Alla prima categoria appartengono sicuramente Enel e Ferrovie dello Stato.

I nomi – L’Ad del colosso elettrico, Francesco Starace, è uno dei più vicini al “giglio magico”. Ma nel Cda dell’Enel trova ancora spazio Alfredo Antoniozzi, ex eurodeputato Pdl, poi passato all’alfaniano Ncd. Un altro renzianissimo Ad è quello di Ferrovie, Renato Mazzoncini, che ha da poco perfezionato l’assorbimento dell’Anas. Anche il Cda di Fs è un esempio plastico di equilibri tra diverse correnti destinato a protrarsi per diversi anni. Nello stesso consiglio siedono Simonetta Giordani (ex lobbista di Wind e Autostrade, nonché sottosegretaria ai beni culturali con Enrico Letta premier) e l’avvocato Federico Lovadina, ancora un renziano di ferro con ulteriori poltrone in Toscana Energia  e Prelios (oltreché partner dello studio legale di Francesco Bonifazi, tesoriere Pd, ed Emanuele Boschi, fratello della sottosegretaria uscente Maria Elena). Poi ci sono altri Cda destinati a rimanere immutati per qualche anno, guidati però da manager che, seppur nominati all’epoca di Matteo Renzi premier, nel frattempo si sono costruiti un profilo più autonomo. E’ il caso di Matteo Del Fante, Ad di Poste, nel cui Cda vanno ancora in scena larghe intese che uniscono profili come Roberto Rao, storico portavoce di Pier Ferdinando Casini, e il dalemiano Carlo Cerami, già animatore della Fondazione Italianieuropei a Milano.

Leit motiv – Musica simile in Leonardo (ex Finmeccanica), dove Renzi ha voluto coinvolgere come Ad Alessandro Profumo, finora non perfettamente a suo agio nella conduzione del colosso dell’aerospazio. Anche qui abbiamo un Cda che fino al 2020 resterà trasversale: il presidente è Gianni De Gennaro (sottosegretario a palazzo Chigi con Mario Monti, capo dei Servizi segreti con il Silvio Berlusconi del 2008, capo della Polizia con Giuliano Amato e il Berlusconi del 2001), mentre consiglieri sono Marta Dassù (sottosegretaria agli Esteri con Letta premier), Luca Bader (storico segretario del premier uscente, Paolo Gentiloni) e il renziano Fabrizio Landi (ex Ad di Esaote, già finanziatore della Fondazione Open). Anche in Eni l’attuale Ad, Claudio Descalzi, è andato assumendo un profilo autonomo (su di lui, semmai, pendono i dubbi legati alle vicissitudini giudiziarie). Ma pure il Cda del Cane a sei zampe riflette certi assetti di potere che non cambieranno nell’immediato: dal presidente Emma Marcegaglia, ai consiglieri Fabrizio Pagani (ex collaboratore di Enrico Letta, poi capo delle segreteria del ministro Pier Carlo Padoan), la renziana Diva Moriani, l’avvocato alfaniano Andrea Gemma e il commercialista pluripoltronato Domenico Livio Trombone. Quest’ultimo, con un posto nel Cda de La Centrale Finanziaria Generale, è legato anche all’universo del manager-lobbista Giancarlo Elia Valori. Esattamente come Gemma, che è anche presidente della Serenissma sgr (controllata dalla stessa La Centrale) e Pagani (che fino a poco tempo fa era vicepresidente di Serenissima, ma poi ne è uscito repentinamente).

Gli altri – Altra società non in scadenza è l’Enav, a capo della quale troviamo ancora oggi l’Ad Roberta Neri, vicina all’universo dell’immobiliarista Francesco Gaetano Caltagirone (siede pure nel Cda di Cementir).  Resterà tutto fermo anche in Terna (scadenza 2020), dove l’attuale Ad, Lugi Ferraris, era già stato cfo di Enel all’epoca di Fulvio Conti (quindi stagione centrodestra). Così come nel Cda Terna c’è un esponente dell’allora centrodestra, Stefano Saglia. Non prima del 2019 scadrà Snam, il cui Ad è un ex manager Eni come Marco Alverà, vicino a Paolo Scaroni. E lo stesso dicasi per Fincantieri, dove presidente è Giampiero Massolo (già agli Esteri con Gianfranco Fini e Massimo D’Alema), e Ad Giuseppe Bono, sulla tolda di comando da 16 anni.

Tw: @SSansonetti