Il racket dei carri funebri negli ospedali di Roma

dalla Redazione

Mazzette a politici e a funzionari Asl per controllare le camere mortuarie degli ospedali della Capitale. Le indagini dell’operazione Caronte, dal nome del traghettatore dei defunti nell’aldilà nella mitologia greca, si sono appena chiuse e rischiano di scatenare un putiferio nei piani alti della Regione e dei vertici dell’azienda sanitaria. Tra le ipotesi accusatorie, rivela il quotidiano La Repubblica ci sarebbero l’associazione per delinquere, la corruzione e addirittura lo scambio elettorale politico-mafioso. Sarebbero decine le persone coinvolte nell’indagine: impresari funebri, dirigenti, impiegati, imprenditori e politici, tra cui nomi ben noti della Pisana e del Campidoglio.

L’inchiesta
Nel mirino della procura è finita la gestione delle camere mortuarie che dovrebbe essere affidata ai dipendenti stessi degli ospedali o a società di servizio e che invece risulta essere quasi totalmente nelle mani di imprese funebri private. Impresari che in questo modo riuscirebbero ad assicurarsi la gran parte dei decessi ospedalieri, si stima un buon 80% del totale. Affari ricchi che porterebbero gravi danni alla concorrenza del settore che sarebbe stata fortemente danneggiata dal sistema ipotizzato dalla Procura. E non a caso sono moltissime le società di imprese funebri vicine al crack e che ora rischiano di chiudere i battenti. I fatti contestati si riferiscono all’anno 2010, con Renata Polverini appena arrivata alla guida della Regione Lazio che nel novembre dello stesso anno emana delle linee guida per la gestione delle camere mortuarie nelle Aziende Sanitarie stabilendo che “qualora si registri la mancanza di una struttura interna all’azienda stessa, sarà possibile indire una gara. Con le aziende sanitarie che dovevano avvalersi del divieto di partecipazione alla gara per le imprese di onoranze funebri e compartecipate dalle stesse”. Successivamente l’ospedale Pertini indisse una gara e un’impresa funebre impugnò il bando, ottenendo parere favorevole dal Tar rendendo così nulle le linee guida. Alla ditta in questione venne affidata la gestione della camera mortuaria del Pertini, senza però l’indizione di un nuovo bando. E anche i successivi rinnovi finirono sempre nelle mani delle stesse aziende che offrivano servizi a prezzi più bassi degli altri. E spostandoci a Frascati spunta un’altra inchiesta giudiziaria fatta di mazzette per la gestione delle camere mortuarie. Mai tanto ambite.