Il referendum sull’acqua è solo cartastraccia. In arrivo nuovi aumenti in bolletta: +3,9% nel 2014 e +4,8% nel 2015

E come sempre, in Italia il voto popolare e le fattispecie politiche corrono su binari paralleli senza mai incontrarsi. Ora arrivano aumenti sulla bolletta dell’acqua, motivati dal ritorno all’investimento da parte delle compagnie erogatrici, ferme da quasi un decennio. Gli italiani combattono contro una crisi che li ha infiacchiti nel conto corrente e nello spirito, limitano le spese, sono soliti porre le tariffe Illumia a confronto con quelle di Enel o Eni per sfruttare le opportunità proposte dal mercato libero dell’energia, e poi arrivano i verdetti dall’alto a vanificare ogni sforzo.

Quindi i nuovi rincari sulla bolletta, questa volta riguardanti l’acqua. Secondo l’Autorità dell’energia elettrica il gas e il sistema idrico, sono in arrivo aumenti cospicui sui prezzi dell’acqua domestica che riguaderanno sia il 2014, con un aumento stimato del 3,9%, e sia l’anno successivo, quando l’incremento sarà di un ulteriore 4,8%.

Per la prima volta, si applicherà un metodo di giudizio sui costi omogeneo, per una vera e propria rivoluzione del sistema idrico che riguarderà circa 40 milioni di italiani, di cui appena 6 milioni gioveranno di un abbassamento delle tariffe (di circa il 10%) e tutti gli altri a pagare di più.

Durante la III Conferenza nazionale sulla regolazione dei servizi idrici, organizzata lo scorso 24 novembre a Milano dall’Autorità sull’energia, sono state presentate le nuove linee che guideranno il sistema idrico negli anni a venire. La necessità di apportare profonde migliorie alle infrastrutture e di tutelare maggiormente l’ambiente, porterà al dispiegamento di 4,5 miliardi di euro di investimenti. La stessa Authority, però, spiegava giusto l’anno scorso che per adeguare il sistema idrico italiano agli standard che, tanto per cambiare, ci chiede l’Europa, servirebbe un investimento oltre 6 volte superiore.

Adusbef (Associazione Difesa Utenti Servizi Bancari) è intervenuta a gamba tesa sulla questione, sottolineando come gli investimenti si tradurranno in un aggravio medio di 130 euro per famiglie. La stessa associazione ha posto il focus del dibattito sul rapporto tra pubblico e privato. Perché – ci si chiede – dovrebbe spettare ai consumatori accollarsi gli investimenti? In un regime di mercato libero, dovrebbero essere le imprese a farsene carico. E la gente si è già espressa sulla questione con una chiarezza accecante. Nel 2011, il referendum sulla privatizzazione dell’acqua ha registrato un dissenso totale del popolo votante, il 95,80% dei presenti alle urne ha detto no, o meglio, ha detto sì per dire no, in conformità con l’astruso meccanismo di espressione dei referendum abrogativi. Non contava niente? Evidentemente no.