Il referendum sulle trivelle finisce già in Tribunale. I Radicali denunciano la scorrettezza di Renzi e vogliono annullare il voto

I Radicali accusano il Governo di aver violato le regole. Con lo scopo di far fallire il referendum. E adesso il voto è sotto il giudizio del Tar.

Il referendum del 17 aprile è sub judice. Perché i Radicali hanno presentato un ricorso al Tar del lazio per chiederne l’annullamento del voto sulle trivelle. Per quale motivo? Una serie di irregolarità da parte di Palazzo Chigi attuate con l’intento di far naufragare la partecipazione. E non manca l’accusa diretta al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che avrebbe violato il “dovere di neutralità”.  Insomma i Radicali preferiscono cancellare la consultazione, invece di chiamare alle urne gli elettori dopo l’intervento del premier. L’iniziativa sarà vagliata in un’udienza del 13 aprile dalla sezione II bis del Tar Lazio, che potrebbe decidere annullare l’indizione delle elezioni. “La decisione sarà impugnata dal soccombente (noi o il governo) al Consiglio di Stato prima del 17 aprile”, spiegano i Radicali.

I motivi del ricorso
La documentazione presentata al Tar considera vari aspetti. “Il Governo avrebbe dovuto preferire la data più distante possibile dall’indizione, di modo che l’anticipo fosse il più largo possibile. Tutto ciò avrebbe dovuto ragionevolmente far preferire una data a ridosso del termine ultimo del 15 giugno”, si legge nel testo predisposto dal partito di via di Torre Argentina. Inoltre il dovere di neutralità sarebbe stato violato “per conflitto di interesse politico, conflitto di interesse economico, per la mancata consultazione del Comitato promotore e infine per le ripetute dichiarazioni di esponenti di Governo sull’inutilità del voto e sulla scelta astensionista”. In estrema sintesi l’Esecutivo viene accusato di non aver rispettato il “codice di buona condotta sui referendum”, adottato, dalla Commissione di Venezia (Commissione europea per la democrazia attraverso il diritto) nel 2007”.

L’offensiva dei Radicali contro il referendum
“È l’ennesima tappa della distruzione dello strumento referendario. Ed è una questione di Stato di diritto e di democrazia”, ha affermato il segretario Riccardo Magi, spiegando il senso dell’azione giudiziaria. Anche la deputata Mara Mucci, iscritta ai Radicali, ha puntato il dito contro il comportamento di Palazzo Chigi: “O si supera il quorum per legge oppure valgono le norme che impongono al Governo di essere neutrale e di non indurre all’astensione”. La parola, insomma, passa alla Giustizia amministrativa. E nel caso di bocciatura del ricorso in ogni grado di giudizio, i Radicali andranno avanti. Fino a portare la questione davanti al Comitato diritti umani dell’ONU per la violazione del Patto internazionale sui diritti civili e politici.