Il Senato dimagrisce un po’. Ma è solo per merito del taglio dei parlamentari

Per gli stipendi 21 milioni di euro in meno. Ma le altre voci del bilancio del Senato sono in costante aumento.

Il Senato dimagrisce un po’. Ma è solo per merito del taglio dei parlamentari

Dieci milioni di euro di risparmio rispetto a quanto effettivamente speso nel corso del 2022. Questo è il principale dato che salta all’occhio del primo bilancio “pieno” (il precedente bilancio era a cavallo tra le due legislature) dell’era della presidenza di Ignazio La Russa. Non a caso nella scheda tecnica che accompagna le varie tabelle e voci di spesa è tutto un esultare per la riduzione delle uscite. Peccato, però, che si dia poco – o nessun – peso alla causa principale di tale taglio delle uscite: la riduzione del numero dei parlamentari, fortemente voluta come qualcuno ricorderà dal Movimento cinque stelle.

Per gli stipendi 21 milioni in meno. Ma le altre voci del bilancio del Senato sono in costante aumento

Come noto, infatti, il Senato è passato da 315 onorevoli a 200. E questo, ovviamente, ha comportato un taglio di tutte le voci relative agli emolumenti. Per comprendere di cosa stiamo parlando basta comparare ogni singolo capitolo di spesa. Le indennità parlamentari sono passate, tanto per dire, da 37,6 milioni a 27 milioni (taglio di 10,6 milioni); le diarie da 12,7 milioni a 8,7 (4 milioni in meno); il “rimborso forfettario delle spese generali” che pure spetta ai senatori è invece calato da 6 a 4 milioni. Ma non è finita qui. Altro poderoso taglio riguarda il “rimborso delle spese per l’esercizio del mandato”: da 15,1 milioni del 2022 a 10,5.

Insomma, in totale parliamo di un risparmio di 21,6 milioni di euro rispetto al bilancio 2022, attenuato a 10 milioni evidentemente da altre spese che salgono nonostante la riduzione del numero dei senatori. La cosa interessante, tanto per dire, è che nella relazione si fa presente in poche righe dell’inevitabile “merito” attribuibile al taglio dei parlamentari, non c’è dubbio. Ma, scrivono i senatori questori, “si è provveduto quindi ad accantonare prudenzialmente una parte dei risparmi conseguenti alla predetta riforma nei Fondi di riserva, in vista di eventuali future spese conseguenti alle esigenze istituzionali connesse”. Cosa voglia dire tutto questo e quali possano essere queste “spese conseguenti alle esigenze istituzionali connesse” resta un vero e proprio mistero, sicuramente non precisato nella relazione e nel bilancio di Palazzo Madama.

Il punto, però, è anche un altro. Al di là del taglio, però, le spese restano decisamente alte. Scorrendo le varie tabelle e le varie voci fino in fondo, infatti, ecco la cifra che contempla tutte le uscite di Palazzo Madama: tenendo conto non solo delle spese correnti ma anche di quelle in conto capitale parliamo della bellezza di 575 milioni di euro. Non proprio bruscolini, insomma. Anche perché se confrontiamo questa voce con quella diametralmente corrispondente dell’anno scorso – e dunque quella del bilancio di previsione 2022, non del bilancio consuntivo, ecco che in realtà notiamo un aumento: l’anno scorso si era previsto di spendere molto meno rispetto a quest’anno, 556 milioni di euro.

A questo punto, allora, andiamo a vedere per cosa spendiamo più di mezzo miliardo. Uno dei capitoli incredibilmente più abbondante è quello che riguarda la spesa previdenziale. Ben 230 milioni e rotti, a vario titolo, vengono “consumati” per pensioni, reversibilità e chi più ne ha più ne metta. In aumento, peraltro, a quanto previsto nel 2022 (216 milioni). Insomma, nonostante il taglio dei parlamentari, sono gli “ex” a pesare e non poco sul conto di Palazzo Madama, specie dopo che in estate è anche saltato il taglio ai vitalizi che nella scorsa legislatura era stato fortemente voluto da Roberto Fico alla Camera.

Se si compara il bilancio di previsione al corrispettivo dell’anno scorso le uscite passano da 556 a 575 milioni

Finita qui? Certo che no. Una voce di spesa decisamente curiosa riguarda i gruppi parlamentari: ci si aspetterebbe che, vista ancora una volta la riduzione del numero dei senatori, anche il contributo per i gruppi parlamentari potessero subìre una riduzione. E invece nulla di nulla. Se andiamo alla voce “contributo annuale ai gruppi” si prevede una spesa quest’anno (e in realtà, nel bilancio triennale, anche per gli anni 2024 e 2025) pari a 22,1 milioni di euro. Esattamente quanto si è previsto di versare a inizio 2022, quando come detto l’anno è iniziato con 315 senatori e non 200. Mistero della fede.

Palazzo Madama prevede di spendere 2,2 milioni per la ristorazione e altri 6,8 per mobilità, trasporti e spedizioni

Finita qui? Certo che no. Ovviamente l’elenco delle spese tiene conto anche di tutti i beni, servizi e forniture che Palazzo Madama richiede. Tanto per dire, quest’anno il Senato prevede di spendere 2,2 milioni soltanto di ristorazione. Ci sono poi 6,8 milioni per “mobilità, trasporto e spedizione”. Fondamentale, a quanto pare, anche la comunicazione istituzionale per cui si prevede di spendere ben oltre i 5 milioni. Tutte voci incredibilmente in aumento rispetto agli anni passati. E a riconoscerlo sono anche i senatori questori che, non a caso, scrivono che il capitolo relativo, appunto, alla comunicazione istituzionale “presenta un incremento (pari al 6,92%) dovuto all’entrata a pieno regime del nuovo contratto di stampa degli atti parlamentari che ha comportato rilevanti residui ricadenti nell’anno in corso (circa 930.000 euro) ed alle esigenze di trasmissione delle sedute dell’Aula su nuove piattaforme digitali”. Quando si dice passare alle nuove tecnologie.

Nel conto delle uscite un posto d’onore gioca anche la manutenzione: 7 milioni di euro

Come se non bastasse, però, anche i servizi informatici costeranno di più: “L’incremento è dovuto all’adeguamento dell’infrastruttura informatica ad esigenze funzionali sempre più efficienti ed in parte all’incremento del costo dei contratti in essere, in quanto per gli stessi sono previsti adeguamenti legati a parametri inflattivi”. E locazioni e utenze? Stesso identico discorso: “L’aumento dello stanziamento si è reso necessario per lo più a seguito dell’aumento dei prezzi del gas e dell’energia elettrica”, scrivono i senatori questori Gaetano Nastri, Antonio De Poli e Marco Meloni. Nel conto delle uscite un posto d’onore gioca anche la manutenzione: tra quella ordinaria e quella straordinaria dei vari immobili ma anche degli arredi si prevede di spendere la bellezza di 7 milioni di euro. E non è finita qui. Ovviamente fondamentale è anche tenere tutto lindo e pinto. E ci mancherebbe visti questi costi. Ed ecco allora la spesa anche per la pulizia: 2,7 milioni di euro. Un Palazzo splendido splendente. E decisamente caro.