Il Senato manda a processo Salvini. Dopo la Gregoretti, pure la Open Arms: il Capitano alla sbarra

Il soldato Matteo non si arrende. Nonostante il verdetto del Senato, che con 149 voti lo ha spedito a processo per sequestro di persona. E adesso Salvini, pronto a immolarsi per la Patria, si dichiara vittima di un processo politico. “Vado avanti a testa alta” dice l’ex ministro dell’Interno, da ieri in veste di imputato, davanti al Tribunale dei ministri di Palermo, per la vicenda della nave Open Arms. Il leader del Carroccio è accusato di sequestro plurimo di persona e rifiuto di atti d’ufficio per aver bloccato lo sbarco dei 164 migranti a bordo della nave ong spagnola, a largo di Lampedusa, esercitando i poteri della sua carica ministeriale. Salvini si difende chiamando in causa il premier Giuseppe Conte (lo definisce “complice”) e rivendicando quella che definisce una decisione collegiale di tutto il Governo: “Sono orgoglioso di aver difeso l’Italia: lo rifarei e lo rifarò, anche perché solo in questo luglio gli sbarchi sono sei volte quelli dello stesso periodo di un anno fa, con la Lega al governo”, ha detto in Aula. “Mi tengo stretto l’articolo 52 della Costituzione (“la difesa della Patria è sacro dovere del cittadino”) e ricordo le parole di Luigi Einaudi: “Quando la politica entra nella giustizia, la giustizia esce dalla finestra”. Non ho paura, non mi farò intimidire e non mi faranno tacere: ricordo che per tutti i parlamentari, presto o tardi, arriverà il giudizio degli elettori”. Un verdetto, quello del Senato, prevedibile sin dal mattino, dopo le dichiarazioni di Matteo Renziche ha schierato i 18 senatori di Italia Viva per il sì al processo insieme al resto della maggioranza. Una giornata rovente, dunque, per il leghista che ha cercato di ribattere punto su punto alle accuse. Nonostante il senatore di Liberi e Uguali, Pietro Grasso, abbia evidenziato le falle della sua difesa. Smentita, a suo avviso, dalle carte che, invece, proverebbero la “contrarietà del premier Conte emersa dal carteggio di quei giorni”. Non solo ma “non essendoci accordo tra ministri competenti – ha proseguito l’ex presidente del Senato – non si può definire come atto di governo il provvedimento deciso dall’allora ministro dell’Interno”. Secondo il leader di Leu, vista la disponibilità da parte di altri Paesi europei, non c’era la necessità del divieto di sbarco. Per un attimo, però, forse, la Lega ha pensato di farla franca. Perché prima delle dichiarazioni di Renzi in aula, il capogruppo di Iv alla Camera, Davide Faraone, sembrava confermare la posizione contraria del partito all’autorizzazione, sottolineando che la responsabilità della decisione di Salvini era riconducibile a tutto il governo. Ma alla fine è andata diversamente. A nulla è valso l’intervento del presidente della Giunta per le Autorizzazioni del Senato, Maurizio Gasparri, che ha ricordato come “la proposta di non autorizzare il processo è stata approvata a maggioranza dalla Giunta lo scorso 26 maggio. Salvini agì di concerto con i ministri della Difesa e dei Trasporti, con un atto di governo collegiale”. Le reazioni del centrodestra non sono mancate. “La maggioranza ha scritto un’altra brutta pagina di storia parlamentare, col trionfo dell’ipocrisia e della doppiezza”, ha tagliato corto la capogruppo di Forza Italia, Anna Maria Bernini. “Il processo a un ministro per aver fatto quello che il suo mandato gli imponeva, ovvero difendere la Nazione e i suoi confini e rispettare l’indicazione data dagli elettori con il voto, è un precedente spaventoso nella democrazia Italiana”, ha aggiunto Giorgia Meloni, leader di FdI. Il processo per la Open Arms si aggiunge a quello per la nave Gregoretti con 131 migranti a bordo bloccati al largo di Augusta.  Un caso analogo su cui, sempre al Senato, la maggioranza giallorossa votò a favore dell’autorizzazione a procedere.