Il Senato va in ferie, il taglio ai vitalizi può attendere. Tutto rinviato a settembre. Ma il Consiglio di Stato ha tolto ogni alibi

A zittire i soloni del vitalizio e dei diritti acquisiti ci ha pensato, infine, il Consiglio di Stato. Che, investito della questione dal Senato, dove il taglio del privilegio più odiato dagli italiani ancora langue, ha chiaramente stabilito che basta una semplice delibera del Consiglio di presidenza per mettere mano – sebbene entro certi limiti – ai ricchi assegni pensionistici che negli anni gli oggi ex parlamentari si sono auto-attribuiti. Il tutto, ovviamente, mentre chiedevano e imponevano continui sacrifici ai comuni cittadini. Ergo: per riscrivere le regole non servono leggi, tantomeno costituzionali, ma un semplice regolamento. Proprio come quello che, negli anni Cinquanta, introdusse lo sfacciato privilegio. Insomma, il parere licenziato dal massimo organo della giustizia amministrativa da un lato ha  promosso il metodo seguito alla Camera, dove proprio con una delibera dell’Ufficio di presidenza dal 12 luglio scorso il taglio è diventato realtà. Dall’altro ha tolto ogni alibi al Senato, che ora non ha più scuse per rinviare il taglio.

Staremo a vedere. Ma resta, in ogni caso, una domanda. Basterà che anche Palazzo Madama si metta al passo di Montecitorio per archiviare una volta per tutte la vergogna dei vitalizi? Solo in parte. Restano, infatti, ancora due sacche residue di privilegio che neppure la delibera già approvata a Montecitorio ha cancellato. Innanzitutto l’età pensionabile degli ex parlamentari che rimane fissata a 65 anni (con un mandato) e a 60 (con almeno due) contro i 66 anni e 7 mesi dei comuni cittadini a partire da quest’anno. In secondo luogo, il privilegio nel privilegio del cosiddetto cumulo: un comune cittadino non può cumulare due pensioni; se ha versato i contributi in due enti previdenziali diversi nell’arco della carriera lavorativa, per andare in pensione dovrà procedere alla ricongiunzione (spesso peraltro onerosa) dei contributi e percepirà un unico assegno. L’ex parlamentare, invece, può cumulare il vitalizio non solo ad altri vitalizi (regionale o europeo) ma anche alla normale pensione costruita con i contributi versati per la sua attività lavorativa. In molti, grazie all’ulteriore scandalo dei contributi figurativi, si sono costruiti la pensione civile mentre erano in Parlamento. Sarebbe curioso sapere quanti ex parlamentari che oggi gridano al golpe per la mannaia che si è in parte – giustamente – già abbattuta sui loro vitalizi hanno usufruito anche di questo ulteriore privilegio incassando di fatto due, e in alcuni casi addirittura tre, pensioni.